IL GIAPPONE, ALLEATO CHIAVE DELL’AMERICA IN ASIA, IN GINOCCHIO SOTTO I COLPI IMPIETOSI DEL DOLLARO USA

DI PIERO ORTECA

REDAZIONE

 

 

C’era una volta la potenza sfolgorante del Sol Levante. Oggi la sua stella polare non luccica più e il suo futuro di grande potenza è stato preso, senza tanti complimenti, dall’ingombrante vicino cinese. Ma quelli almeno sono ‘nemici’ dichiarati. Peggio quando a colpirti è il nuovo amico strategico che s’è imposto nel 1945 a colpi di bombe atomiche.

Catastrofe economica rovesciata

Tutto alla rovescia degli altri partners del G7. Parliamo del Paese che ha il record mondiale del debito pubblico, tale da oscurare persino l’Italia delle Signorie, dei Principati e dei Campanili. D’altro canto, il Giappone è una selvaggia mescolanza di vecchio e nuovo, di tecnologia futuribile e di atavico feudalesimo. E che cos’è la spesa pubblica, se non il modo più spiccio (e gratuito) per “pagare” i propri clients? Da questo punto di vista, il vecchio asse Roma-Tokyo aveva più di qualche cosa in comune. Oggi, il Giappone è sotterrato di debiti: oltre il 250% del Pil, un quadrilione di Yen e quattro volte il debito pubblico italiano.

Pieno di debiti ma solvibile

Ma ha la “tripla A” delle società di rating e viene ritenuto un Paese finanziariamente sicuro. Infatti, il 90% delle “cambiali” dello Stato è nelle mani degli stessi cittadini nipponici. E i mercati danno più fiducia ai giapponesi di quanta ne diano a molti “furbi” europei. Possiamo dare loro torto?

Se tutto ciò che serve per campare lo paghi in dollari

Il crollo dello Yen sul dollaro in un anno (un astronomico -23%) rende conto e ragione dei guai nipponici. Tokyo è costretta a pagare, a peso d’oro, anche l’aria che respira. Tutto ciò che importa dall’estero ha un controvalore in dollari: energia, materie prime e semilavorati. Così la bilancia commerciale ondeggia e passa da buoni surplus a periodi di profondo rosso. Insomma, il quadro che esce fuori da quest’analisi sommaria del Giappone è quello di un’economia profondamente instabile. Ma abbastanza vicina a una specie di “rigor mortis”. Non è recessione, ma poco ci manca.

Il contrario dell’inflazione

Il Giappone ha un’economia malata, ma i virus sono abbastanza diversi da quelli delle altre moderne potenze industrializzate. Per tutta una serie di circostanze, che non stiamo qui ad approfondire, negli ultimi anni la sua economia si è quasi “congelata” e i tassi di crescita sono diventati striminziti. E il covid c’entra solo fino a un certo punto. Risultato, l’opposto di quello ottenuto da Stati Uniti ed Europa: inflazione molto bassa, crollo della domanda interna e necessità di tenere tassi a zero o, addirittura, negativi. Capirete che, se in un mondo globalizzato, dove le interdipendenze finanziarie sono strettissime, esci dal seminato, i rischi e i contraccolpi aumentano. Così, in questo momento, la Banca del Giappone continua ad andare controcorrente.

Costo del denaro sempre più basso

Così, in questo momento, la Banca del Giappone continua ad andare controcorrente. Oggi è dovuta intervenire per sostenere lo Yen, precipitato ai minimi contro “superdollaro” (fino a 145,83 record negativo. D’altro canto, dopo le parole di Haruhiko Kuroda, governatore della Banca centrale, i mercati hanno cominciato a esercitare una pressione sempre maggiormente negativa sullo Yen. Kuroda, in una dichiarazione abbastanza inusuale per chi dirige un Istituto centrale di emissione, ha detto infatti “di voler continuare la sua politica ultra espansiva per i prossimi due-tre anni”. Vuole rilanciare la domanda e, con un’inflazione al 2%, si può permettere di essere di manica larga.

Politica espansiva mentre il resto del mondo frena

Certo, attualmente l’elettroencefalogramma dell’economia giapponese è abbastanza piatto. Quest’anno il Prodotto interno lordo dovrebbe aumentare di uno striminzito 1,8%, secondo l’ultimo forecast dell’Economist. Un’inflazione al 2,8% e un tasso di disoccupazione intorno al 2,6% spiegano perché la Banca del Giappone sia un’aliena rispetto alle altre banche centrali.

 

Articolo di Piero Orteca, dalla Redazione di

22 Settembre 2022