Vespa e Toscano

LO SCONTRO TRA BRUNO VESPA E FRANCESCO TOSCANO

DI ANTONELLO TOMANELLI

REDAZIONE

 

 

Se quanto visto l’altra sera a Porta a Porta è sembrato uno spettacolo assolutamente inconsueto, in realtà rappresenta il modo in cui l’informazione dovrebbe quotidianamente esplicarsi. Bruno Vespa e il presidente di «Italia Sovrana e Popolare» Francesco Toscano hanno finalmente dato vita a quell’aspetto che da sempre latita nell’informazione italiana: il contraddittorio. Ma il merito è soltanto di Toscano.

Nel condurre da decenni il suo Porta a Porta, Vespa ha sempre osservato rigidamente le regole che informano il talk show italiano, che prevedono un tempo limitato a disposizione di ognuno, col beneficio però di poter discorrere senza essere interrotti. Bruno Vespa è forse, nel panorama del giornalismo televisivo italiano, il massimo fautore del monologo.
Ma il monologo è acerrimo nemico dell’informazione.

Se chi, mentre parla, racconta menzogne, il non poter essere interrotto va a scapito del telespettatore, che in seguito ascolterà il monologo dell’altra campana, ma senza riuscire a capire chi dei due sta dicendo la verità.

E qui dovrebbe entrare in gioco il ruolo del giornalista, informatissimo per professione, il cui dovere deontologico di verità lo obbligherebbe ad assumere un ruolo attivo nella discussione e ad interrompere chi sta raccontando una menzogna, a beneficio del telespettatore destinatario dell’informazione. Invece, salvo rarissimi casi, il giornalista tace, perché il fatto viene trattato alla stregua di opinione, che è libera per antonomasia.

E chi ci rimette è, naturalmente, il telespettatore, che non saprà mai chi sta mentendo.

Quando, invece, si dà vita al reale contraddittorio, dove chi ritiene che l’altro stia raccontando una menzogna può interrompere, si offre al telespettatore la possibilità di meglio capire da che parte sta la verità. E se è vero che in questi casi è la capacità dialettica degli interlocutori a fare la differenza, è altrettanto vero che tale soluzione è certamente preferibile alla precedente, che costringe il telespettatore a sintetizzare due posizioni contrapposte e mediate dal giornalista, e che abdicando al dovere di verità è relegato al ruolo passivo di moderatore.

Il vero contraddittorio, in tutta la sua durezza, è venuto fuori l’altra sera a Porta a Porta tra Vespa e Toscano sul conflitto russo-ucraino. Ogni telespettatore avrà certamente notato l’enorme difficoltà in cui Vespa si è venuto a trovare. Toscano gli ha in sostanza strappato l’ombrello protettivo del monologo, assicurazione sulla vita politica di ogni interlocutore mediocre. Visibilmente più informato di Vespa, lo ha incalzato scoprendone lacune e vizi professionali, primo fra tutti quello di non conoscere i fatti.
Toscano in realtà ha spiegato a Vespa in maniera esemplare come dovrebbe fare il suo mestiere.

Anziché limitarsi ad assumere la funzione del semaforo in studio, regolando il flusso dei discorsi, il giornalista dovrebbe intervenire ogni volta che qualcuno sta comunicando al pubblico un fatto falso. Ossia, avviando un vero e proprio contraddittorio con l’ospite che sta mentendo, adempiendo così al proprio dovere deontologico di verità.

In questo modo la stragrande maggioranza dei politici crollerebbe come un sacco di patate. Chi non conosce i fatti, o li conosce male, quando viene incalzato cede sistematicamente. Proprio come è successo a Vespa, che di certo non si aspettava una cosa del genere, a maggior ragione a casa sua, e che alla fine è stato salvato dal gong.

Lode a Francesco Toscano, che ha mostrato al pubblico che cos’è realmente il contraddittorio e, soprattutto, i suoi mirabili effetti.

 

Il video con il momento della trasmissione citato nell’articolo