DI ANTONELLO TOMANELLI
Se quanto visto l’altra sera a Porta a Porta è sembrato uno spettacolo assolutamente inconsueto, in realtà rappresenta il modo in cui l’informazione dovrebbe quotidianamente esplicarsi. Bruno Vespa e il presidente di «Italia Sovrana e Popolare» Francesco Toscano hanno finalmente dato vita a quell’aspetto che da sempre latita nell’informazione italiana: il contraddittorio. Ma il merito è soltanto di Toscano.
Ma il monologo è acerrimo nemico dell’informazione.
Se chi, mentre parla, racconta menzogne, il non poter essere interrotto va a scapito del telespettatore, che in seguito ascolterà il monologo dell’altra campana, ma senza riuscire a capire chi dei due sta dicendo la verità.
E qui dovrebbe entrare in gioco il ruolo del giornalista, informatissimo per professione, il cui dovere deontologico di verità lo obbligherebbe ad assumere un ruolo attivo nella discussione e ad interrompere chi sta raccontando una menzogna, a beneficio del telespettatore destinatario dell’informazione. Invece, salvo rarissimi casi, il giornalista tace, perché il fatto viene trattato alla stregua di opinione, che è libera per antonomasia.
E chi ci rimette è, naturalmente, il telespettatore, che non saprà mai chi sta mentendo.
Quando, invece, si dà vita al reale contraddittorio, dove chi ritiene che l’altro stia raccontando una menzogna può interrompere, si offre al telespettatore la possibilità di meglio capire da che parte sta la verità. E se è vero che in questi casi è la capacità dialettica degli interlocutori a fare la differenza, è altrettanto vero che tale soluzione è certamente preferibile alla precedente, che costringe il telespettatore a sintetizzare due posizioni contrapposte e mediate dal giornalista, e che abdicando al dovere di verità è relegato al ruolo passivo di moderatore.
Toscano in realtà ha spiegato a Vespa in maniera esemplare come dovrebbe fare il suo mestiere.
Anziché limitarsi ad assumere la funzione del semaforo in studio, regolando il flusso dei discorsi, il giornalista dovrebbe intervenire ogni volta che qualcuno sta comunicando al pubblico un fatto falso. Ossia, avviando un vero e proprio contraddittorio con l’ospite che sta mentendo, adempiendo così al proprio dovere deontologico di verità.
Lode a Francesco Toscano, che ha mostrato al pubblico che cos’è realmente il contraddittorio e, soprattutto, i suoi mirabili effetti.