IL QUOTIDIANO REPUBBLICA E LE VELINE SULLA RUSSIA

DI ANTONELLO TOMANELLI

 

REDAZIONE

 

Ad analizzare quanto sta accadendo in Italia, dove il più importante quotidiano nazionale viene avvicinato da uomini del Dipartimento di Stato USA per diffondere notizie raccolte dai propri servizi segreti sui Russi, i casi sono due. O Repubblica ha rotto i ponti con il giornalismo, oppure la maggior parte di noi dorme un sonno profondo. Ma a ben vedere, scorgere una concomitanza tra le due ipotesi è tutt’altro che azzardato.

L’idea proviene dall’ultimo scoop di Repubblica, che ha pubblicato una velina del Dipartimento di Stato americano, il loro ministero degli Esteri. Che Repubblica avesse da tempo rinunciato alla ricerca attiva della verità, l’avevano capito anche i combustibili fossili. Ma arrivare ad affidarsi ad una velina del Dipartimento di Stato USA, a sua volta basata su informazioni dei propri servizi segreti, significa aver passato il segno.

In sostanza, Repubblica si è affidata a due veline in successione tra loro, dando al pubblico italiano la possibilità di provare un’esperienza più unica che rara: capire cosa significa leggere la velina di una velina, toccando con mano il più fulgido esempio di passività giornalistica.

Ma l’obbrobrio non finisce qui, perché c’è dell’altro, altrettanto paradossale, forse anche di più. Il grande scoop di Repubblica consiste in questo. Il governo russo avrebbe negli ultimi anni distribuito finanziamenti a pioggia a partiti di mezzo mondo, costringendo il povero Salvini e qualcun altro alla più classica delle excusatio non petita.

Sai che novità. Ma a dieci giorni dal voto tutto diventa notizia. E il fatto che i giornalisti di Repubblica restino con la faccia seria mentre scrivono tutto ciò, fa pensare ad un interessante giochetto processuale.

Una giuria si trova a dover decidere su un’accusa di sfruttamento della prostituzione. Di fronte all’avvenente prostituta che nega tutto, la giuria deve decidere se condannare il presunto pappone sulla sola base delle dichiarazioni di un altro pappone, che opera nella stessa zona del primo e conosce la prostituta.

Attenzione, perché oggi quella giuria siamo noi, gli elettori. E non è difficile cogliere il goffo tentativo di Repubblica di pilotare il voto degli italiani riportando fatti riferiti da soggetti che, in questo caso, hanno il massimo interesse a mentire, dati gli attuali rapporti tra USA e Federazione Russa. Non sappiamo se ciò sia il frutto di una colpevole ignoranza giornalistica o del più eclatante dei doli. Ma fungendo da puro megafono di una delle parti in conflitto, Repubblica ha deciso di collocarsi al di fuori della cronaca, rinunciando al rispetto dei doveri deontologici più pregnanti.