LA TOLLERANZA

DI MARIO PIAZZA

 

La vita sociale di tutti noi non esisterebbe senza di lei. Non esistono in natura compagni, familiari, amici o colleghi che non presentino qualche aspetto di cui faremmo volentieri a meno. Per fortuna da qualche parte nel nostro cervello è nascosta una centralina di autodiagnosi che antepone i benefici agli svantaggi spingendoci così a proseguire nelle relazioni il più a lungo possibile.

In politica funziona così per i militanti ma esattamente al contrario per i semplici elettori. Non importa quante cose giuste un partito abbia detto o fatto, quanto i suoi princìpi e ideali assomiglino ai nostri, quanto le cose che propone possano esserci utili e neppure quanto i suoi rappresentanti possano ispirarci fiducia o simpatia.
Basta un passo falso o al massimo due per sbattergli la porta in faccia e sostituire alla tolleranza la più ferrea intransigenza.

E’ così che al momento del voto anche i più appassionati si lasciano avvelenare dalla insopportabile retorica del “meno peggio”, ed è sempre così che i più tiepidi invece di votare se ne vanno al mare.