LIZ TRUSS: «PRONTA AD USARE L’ATOMICA»

DA REDAZIONE

 

Con lo sfratto esecutivo di Boris Johnson in corso, il ministro degli Esteri Britannico Mary Elizabeth Truss, nota ai più come Liz Truss, ha pubblicamente dichiarato di essere pronta a ricorrere alle armi nucleari contro la Russia, ritenendolo «un dovere importante del primo ministro».

Verrebbe spontaneo liquidarla come folle, se non fosse che con ogni probabilità sarà lei la futura inquilina di Downing Street.

Ma la fortuna assiste anche i folli. O meglio, coloro che sono governati dai folli. Perché Putin non ha mai aderito alla dottrina della «legittima difesa preventiva», invenzione tutta americana, ma che oggi gli fornirebbe il pretesto per reagire.

Gli americani hanno sempre guardato con fastidio, come fosse un indumento stretto, l’art. 51 della Carta delle Nazioni Unite, che consente ad uno Stato l’uso della forza soltanto in risposta ad un attacco armato, secondo la tradizionale nozione di legittima difesa. Ma si sono sempre rivelati degli autentici geni nell’elaborare teorie che espandono concetti giuridici esistenti, al dichiarato fine di tutelare i propri interessi vitali.

Furono gli americani a inventare la dottrina della self-protection. Tale dottrina è servita a giustificare l’adozione di misure atte non a scongiurare un pericolo imminente e concreto, come nella “self-defence”, ma a cautelarsi da un pericolo eventuale e astratto.

Sulla base di questa teoria, agli inizi degli anni ‘60 gli americani istituirono le «zone di identificazione aerea» come difesa da eventuali attacchi atomici di sorpresa, così allargando la propria giurisdizione. Giustificarono le esplosioni atomiche sperimentali, sostenendo che quei test erano ineluttabili misure preparatorie in vista di quelle che dovranno adottarsi nel momento in cui si attuerà la legittima difesa da un attacco nucleare.

Fu la Florida ad avviare la sperimentazione del principio dello «stand your ground», con i tribunali che assolvevano l’omicida sulla base di un pericolo soltanto percepito e non concreto.

Fino al salto di qualità rappresentato dalla elaborazione del concetto di «legittima difesa preventiva», nota anche come «guerra preventiva». Refrattari ai rigidi limiti imposti dall’art. 51 della Carta delle Nazioni Unite, gli USA hanno equiparato concettualmente un attacco armato subìto alla sua mera possibilità, fondandola su elementi del tutto soggettivi.

Su queste basi gli USA hanno invaso l’Afghanistan, considerandolo il santuario del terrorismo internazionale, al dichiarato scopo di proteggersi da eventuali attacchi simili a quello dell’11 settembre. Per poi nel marzo 2003 invadere l’Iraq, accusato di detenere armi di distruzione di massa, nell’ottica di prevenirne l’utilizzo.

Il tutto sulla base di un pericolo non imminente e concreto, come esige la legittima difesa, ma semplicemente percepito, o meglio supposto, a dir poco presunto. Una sorta di internazionalizzazione di quel principio dello «stand your ground» uscito dal laboratorio della Florida.

Le dichiarazioni della probabile futura premier britannica costituiscono, secondo la dottrina della legittima difesa preventiva, una minaccia che legittimerebbe una reazione armata, qualora vi si aderisse. Se per quella dottrina la reazione armata può attuarsi sulla base di un pericolo presunto, a maggior ragione la si potrebbe di fronte alla esplicita minaccia di utilizzo delle armi nucleari.

È curioso come gli ideatori di quella dottrina, messa in pratica sul campo, oggi considerino Putin l’Hitler del XXI secolo per aver invaso l’Ucraina, dopo che da 25 anni, Paese per Paese, la NATO preme sui confini della Russia. A ben vedere, gli USA, appellandosi a quella dottrina, hanno condotto invasioni di Paesi sovrani per molto meno.

Ma non avendo mai Putin avallato la dottrina della legittima difesa preventiva, gli inglesi possono dormire sonni tranquilli. Almeno fino a quando Liz Truss non manterrà la sua promessa.

di Antonello Tomanelli