RIMINI RIMINI

DI MARIO PIAZZA

 

Nonostante siano costruite sulle menzogne le campagne elettorali per i partiti e per i loro leader sono, loro malgrado, il momento della verità.

Alcuni cambiano idea repentinamente come Di Maio sul reddito di cittadinanza o Calenda sul salario minimo, altri come Letta non si fanno riguardo nel cucinare inverosimili mappazzoni da farci ingurgitare col ricatto, altri come Fratoianni congelano ogni istanza in cambio di un ingresso in parlamento, altri ancora come Meloni e Salvini si lasciano prendere la mano mostrando anche ai pochi che non se ne erano accorti il loro volto fascista e razzista.

Prima di condividere i loro programmi, sempreché dei programmi esistano, occorrerebbe osservarli con un minimo di attenzione e obiettività per capire con chi abbiamo a che fare e decidere di chi fidarsi. Solo dopo, se non fossimo dei fessi abituati a tifare nei campionati di calcio, nei reality e nei festival, dovremmo decidere quale programma elettorale appoggiare.

Va da sé che chiunque si consideri non dico di sinistra ma almeno non di destra dovrebbe gettare nell’indifferenziata la maleodorante paccottiglia fatta di liberismo sfrenato, di contrazione dei diritti, di smembramento dello stato sociale, di autoritarismo o peggio.

In fondo non è difficile, tutto ciò che oggi possiamo chiedere e sperare per ora lo ritroviamo solo nelle parole semplici di un leader di partito che non nominerò ma che nella foto della scampagnata riminese brilla per la propria assenza “Lotta al malaffare, contrasto delle disuguaglianze e dell’inquinamento, rilancio socioeconomico a partire dai territori più in sofferenza.”