LA MORTE DI DARYA DUGINA: ECCO UN ESEMPIO DI INGERENZA

DA REDAZIONE

 

Far saltare in aria un’auto con il tritolo richiama lo stile ucraino. Parecchi giornalisti filorussi sono stati uccisi con questo metodo in Ucraina. Tuttavia, è lecito dubitare che vi sia la mano ucraina dietro la morte di Darya Dugina, la figlia di Alexandr Dugin, il pensatore russo definito negli ambienti occidentali «il filosofo più pericoloso al mondo».
Arrivare alla periferia di Mosca, seguire gli spostamenti di Dugin, mettere una bomba sotto il sedile della sua auto, agire a distanza con un telecomando, è un’operazione troppo sofisticata, troppo rischiosa per poter essere condotta da agenti ucraini, soprattutto per come sono messi oggi.
C’è una mano diversa dietro questo atto terroristico, la mano di servizi segreti molto più preparati, molto più sofisticati, se si considera che con ogni probabilità l’esecutore materiale è ancora a Mosca.
Siamo di fronte a soggetti spietati, che pur avendo notato lo scambio di auto tra padre e figlia, non hanno esitato a premere comunque il bottone. E chissenefrega se muore la figlia. Il messaggio è inviato. La provocazione è partita.
Siamo di fronte a persone che di negoziati non voglio nemmeno sentir parlare. Più va avanti la guerra, meglio è. Più Putin si irrita, più fa il loro gioco. Quale bersaglio migliore di una incolpevole ragazza di 30 anni per indurre l’opinione pubblica russa non solo a sdegnarsi, ma anche a gridare a Putin tutta la sua rabbia per la cautela con cui viene condotta l’operazione militare speciale in Ucraina. Per spingere i generali russi a persuadere Putin che si deve fare di più.
Ma in ogni tragedia può scorgersi la nota positiva. Gentile Di Maio, ecco un esempio di ingerenza. Ingerenza negli affari di un altro Stato non è dire da Mosca che gli elettori europei devono punire i loro governanti. Quella si chiama libera opinione. Far saltare in aria nella capitale la figlia del più noto pensatore russo, consigliere del Cremlino, per indurre la Russia ad alzare il livello dello scontro, questa sì che è un’ingerenza negli affari di un altro Stato.

Foto Ansa