I PARTITI NON SONO UN UFFICIO DI COLLOCAMENTO E LE ISTITUZIONI UN IMPIEGO A TEMPO INDETERMINATO

DI NICOLETTA AGOSTINO

 

Non ho molta voglia di commentare le liste PD. Casini, Lorenzin, Cottarelli dentro, fuori nomi e soprattutto storie fortemente identitarie, con percorsi tracciati sui territori (pochi, a dire il vero, direi rari), ma non c’era da aspettarsi niente di meglio. E no, non sono d’accordo con chi in queste ore attribuisce la colpa ad una pessima legge elettorale (che fuor di dubbio pessima lo è!) o al taglio dei parlamentari. La fuoriuscita di Calenda era servita a far entrare in coalizione qualche nome di tutto rispetto, spostato a sinistra e alla sinistra del Pd, ma poi di fronte a certe candidature si comprende bene che il problema non era Calenda.

Interessante notare invece la reazione di alcune ed alcuni esclusi dai collegi blindati: la stessa maturità di un bambino di tre anni quando gli comunichi che bisogna scendere dalla giostra. Addirittura Lotti oggi scrive che senza di lui e Guerini rimasti nel partito dopo lo strappo di Renzi nel 2019, il Pd sarebbe sparito, e poi denuncia assenza di garantismo da parte di Letta e del suo gruppo dirigente, come a voler significare che la sua non ricandidatura è legata esclusivamente ai suoi guai giudiziari.
Comunque per tutti o quasi si va dal vittimismo al trauma, posso dire penoso?

Se penso ad alcune e ad alcuni volti noti o notissimi, io non ricordo una proposta, un’idea, una battaglia. Di alcune/i soprattutto molto clamore mediatico e bei contenuti social, scritti e creati da abili comunicatori e social media manager che li hanno trasformati in influencer della politica (con tutto il rispetto per chi fa il lavoro dell’influencer), con l’unico risultato di scollarli definitivamente dalla realtà. Lo dico senza retorica, almeno ci provo, so che è difficile.

L’attività di ogni parlamentare è pubblica, si può andare a verificare sui siti istituzionali, e non parlo certo di numero di ore in aula o votazioni a cui si è preso parte. Noi tutti abbiamo rinunciato a chiedere conto agli eletti di ciò che fanno quando li mandiamo in parlamento, i luoghi di ascolto e confronto sono azzerati, quindi metà della responsabilità forse o senza forse è anche nostra, ma provate a dare un’occhiata: il vuoto o il niente mischiato con il vuoto. E allora perché dovremmo rimandarli lì a rappresentarci? [Per quanto siano segreterie e gruppi di potere a ricandidarli, non noi].

Davanti a tutto questo frignare poco degno delle istituzioni che si sono rappresentate, viene voglia di dire bravi a quelli dei due mandati e poi a casa. Sarà populista dirlo, fa niente.
I partiti non sono un ufficio di collocamento e le istituzioni un impiego a tempo indeterminato, le battaglie se sono vere, e soprattutto se sono combattute per le persone, vanno portate avanti anche quando non si hanno paracaduti, per vincer”le”, non sempre per vincere. Posto che possa bruciare l’esclusione, postura istituzionale vorrebbe si tenesse almeno presente che dentro le istituzioni si è chiamati a rappresentare gli altri. Gli altri da sé stessi. E che ad un certo punto altri possono provare a farlo e a farlo meglio. Ricomporsi, prego.