LATINA E IL FILO SPINATO DELLA VANITA’

DI LIDANO GRASSUCCI

 

Quale fortezza, quale città, nella vasta estensione dell’impero Romano, può sperare di esistere, sicura e inespugnabile, se è nostro piacere che venga cancellata dalla faccia della terra?

Attila

Latina è come una città dell’impero e Attila ora è l’egoismo dei troppi “io” che calpestano ogni erba al loro passare. Latina è un campo di battaglia di una guerra che non la riguarda e la sua esistenza è grazia di chi pensa ad una pietra lucente sulla sua smorta corona.

Il 4 si voterà, per cosa non si sa. Non lo sanno neanche le folaghe di Fogliano, le zanzare delle acque medie. Non lo sanno i piccioni del centro e a dire il vero neppure importa. Latina è un casinò di cui nessuno si interessa ma tutti sono presi dall’ansia di vincere perdendo puntualmente.

I fiorentini si dividono in mille discussioni ma quando i francesi suonavano le loro trombe contro la città, loro fanno suonare le campane

Voi sonerete le vostre trombe, e noi soneremo le nostre campane 

Pier Capponi

Si chiama amore che qui non si capisce, che qui nessuno manifesta ma tutti pretendono per se stessi.

A Genova i marinai che avevano tribolato in tutto il Mediterraneo da lontano vedevano la lanterna e si facevano “superbi” per la grandezza della loro città e mai di loro stessi.

La grandezza della città e mai di loro stessi, in questi giorni lordi articoli ci dipingono mostri, come se qui ci fosse l’inferno, il pantano d’inferno. Mostri, draghi, streghe e aria malata.

Poi vengono su questo piano così docile al vomero, così generoso al seme di domani, così pieno di fate, di ninfe, di giochi di acqua che ospita anche i fiori, di mare limpido che fa l’amore con la duna come se fosse una fortuna questo poter respirare.

Sui manifesti io sono più bravo di te, io poi meglio ma su cosa non si mica capisce. Latina è una ragazza che si fa il bagno sul mare, che corre con i capelli al vento guardando il monte, che sente l’odore dei gelsi per fare di bachi farfalle e avanza la seta. La seta che indossa quando si balla, quando suona la fisarmonica, il violino

Ma ho visto anche degli zingari felici

Corrersi dietro, far l’amore

E rotolarsi per terra,

Ho visto anche degli zingari felici In Piazza Maggiore

Ubriacarsi di luna, di vendetta e di guerra

Claudio Lolli

Ecco la verità, qui tutto è razionale, tutto è ordinato, tutto è banale per bonificare l’anarchia che sta pure nella gramigna, e lì dove c’era la libertà ora c’è il filo spinato delle vanità. Abbiamo bonificato la passione.

 

Da:

13 Agosto 2022

 

Caravaggio, Narciso. Galleria nazionale d’Arte antica, Palazzo Barberini. Roma