QUELLA OLIVETTI LETTERA 32 BLU…

DI ANTONELLA PAVASILI

 

Mio padre e mio zio la comprarono nei primi anni ‘60.
Era di colore blu petrolio con la custodia in plastica rigida col manico, a valigetta.
Era riposta come una reliquia nel ripiano più alto dell’unico scaffale del minuscolo ufficio adiacente all’officina.

Veniva usata solo per occasioni importanti e solo da chi era in grado di usarla senza danneggiarla.
Ricordo Carmelo, un cugino di zio e papà, e mia cugina Giovanna, a ranni, tra i privilegiati.
Prendevano la valigetta, l’aprivano, estraevano quel miracolo della tecnologia, la riponevano sulla scrivania e cominciavano a pigiarne i tasti.

Il ticchettio dei tasti e il rumore metallico della leva che si abbassava per andare a capo, il tintinnio di una campanella, l’odore dell’inchiostro blu del nastro appena sostituito, il fruscio del rullo per posizionare il foglio sono, indubbiamente, le prime emozioni forti della mia vita da aspirante scrittrice.
Invidiavo ferocemente chiunque avesse il permesso di sfiorare quella meraviglia.

Li odiavo quasi.
Perché quella macchina era mia, ero io, era parte di me.
In quei tasti, la cui disposizione ricordo ancora perfettamente a memoria, c’era il mio mondo.
Di lettere e parole, punti e virgole, sospiri e lacrime.

E finalmente arrivò il giorno in cui venni ritenuta degna di pigiare quei tasti.
Avevo già fatto qualche lezione di dattilografia, all’epoca usava, e mi trovavo casualmente in officina.
Papà e zio avevano necessità di scrivere una lettera.
Mi guardarono e io capii.

E pregavo, e speravo, e anelavo.
Quelle due parole.
“Scrivila tu”.

Il cuore a mille, l’ansia di non sbagliare, la certezza che non avrei sbagliato.
Emozione.
Amore.

Il foglio, il rullo, il ticchettio, il campanellino.
Il mio primo scritto.
Una banale lettera commerciale.
Tutta d’un fiato, perfetta a primo colpo.

E il foglio sfilato e consegnato a chi mi aveva regalato il sogno.
Il loro orgoglio, la loro approvazione.
E quelle parole.
Che non avrei nemmeno sognato di udire.

“Se vuoi puoi anche portarla a casa per scrivere quello che vuoi…quando serve qui te lo diciamo…”
E chiedetemi pure cos’è la felicità.
Io lo so.

13 anni, la Olivetti lettera 32 e un mondo pieno di parole.

Che mi avrebbero accompagnato per tutta la vita ❤️