L’INFAMIA

DI ALFREDO FACCHINI

 

12 agosto 1944. Sant’Anna di Stazzema, in provincia di Lucca.

560 tra donne uomini e bambini vengono trucidati dai nazisti in combutta con le camicie nere.

Una delle stragi più sanguinose della Seconda guerra mondiale.

È il marchio d’infamita’ del Fascismo.

All’alba del 12 agosto, tre reparti della 16ª divisione Panzergrenadier «Reichs;führer-SS», accompagnati da bande di fascisti, circondarono l’abitato, mentre un quarto reparto si attestava più a valle, sopra il paese di Valdicastello, per bloccare ogni via di fuga.

In poco più di tre ore furono massacrate 560 persone, tra cui moltissimi bambini.

“C’erano stati alcuni scontri tra formazioni partigiane e tedeschi l’8 agosto, non proprio a Sant’Anna ma a Sarnocchia, una località poco distante, e si può pensare che l’azione tedesca venne decisa come risposta, con l’obiettivo di fare terra bruciata nei confronti dei combattenti. Quando i tedeschi entrarono a San’Anna non trovarono partigiani, solo alcuni gruppi che si erano fermati nelle vicinanze. Fu uno sterminio programmato di popolazione”. [Paolo Pezzino, storico]

I fatti di Sant’Anna di Stazzema sono rimasti ignoti fino a metà degli anni Novanta, quando venne scoperto, negli scantinati di palazzo Cesi-Gaddi a Roma, un armadio che conteneva ben 695 fascicoli su crimini di guerra commessi sul territorio italiano e nei Balcani durante l’occupazione nazifascista.

Marco De Paolis, procuratore militare conosciuto come “cacciatore di nazisti” per aver indagato su oltre 450 casi e svolto 18 processi per i più gravi crimini di guerra tedeschi compiuti in Italia con centinaia di vittime, da Marzabotto a Sant’Anna di Stazzema:
“Nonostante siano passati 78 anni da questo episoldio, che è uno degli oltre 5 mila dall’8 settembre 1943 al maggio del 1945 – ricorda De Paolis -, periodo nel quale si sono verificati in Italia e all’estero le stragi sulla popolazione civile, c’è ancora tantissima gente che non dimentica”.

Non dimentichiamo. Nessuna pacificazione mai.