LA LOTTA CONTRO IL DEGRADO QUOTIDIANO

DI CLAUDIA SABA

 

Che facciamo questa sera?”,
mi chiede Giulia.
“Usciamo. Andiamo a mangiare una pizza”, rispondo io.

Troviamo un locale in centro, proprio davanti ai giardinetti.
È abbastanza affollato, ma un tavolino alla fine si libera.

Tra un boccone e l’altro ci assale il caldo.
Un caldo irragionevole spalmato tra chiacchiere e ricordi di tanto tempo fa.
I nostri 13 anni…
I primi amori, le sigarette fumate di nascosto, le corse per rientrare a casa.

Intanto la cena è finita.
Ci aspetta la panchina rossa di un tempo, oggi scrostata dalla ruggine e l’incuria.
Attraversiamo la strada.
Una voragine sul marciapiede divelto, il piede si incastra nel
pavimento spaccato e la caviglia si rigira su se stessa.
Rimbalzo a terra.
Mi rialzo con l’aiuto di Giulia e nonostante il piede gonfio e dolorante, vado avanti lo stesso.

Nel frattempo penso.
A quanta poca cura sia rimasta per le cose di un tempo.
Ai marciapiedi scorticati dalle intemperie.
Ai lampioni spenti, all’erba del parco mai così arida.
Alle siepi spettinate e rade… perché mancano fondi.
E capisco che alle persone piace giocare con le parole, senza che qualcuno ci legga mai le risposte giuste.

È l’amore che manca.
L’amore che cura, pone attenzione, preserva il passato per un futuro migliore.

Forse un altro modo di esistere può ancora esserci.
Ritrovando l’amore per le piccole cose.
Adesso.
Lo stesso amore che mi permette di camminare in un giardino che sembra rifiorire, nell’erba più verde mai vista prima.
Nonostante il dolore.
Cambiare si può.

Ci vorrebbe un miracolo, certo.
Ma quel miracolo c’è, esiste, è già dentro di noi.
Si chiama “amore” e ci vuole volontà per amare.
È con la volontà che si torna a costruire l’amore andato perso.

(La caviglia fa male
ma passerà presto).