L’IRAQ DELLE MENZOGNE OCCIDENTALI SULL’ORLO DELLA GUERRA CIVILE. OCCUPATO IL PARLAMENTO

DI ENNIO REMONDINO

 

 

Il dovere morale di ricordare sempre che ciò che resta dell’Iraq oggi è figlio della vergogna americana sulla inesistenti armi di distruzione di Massa da parte di Saddam.
Ora che a Baghdad l’occidente ha imposto le sue forme di democrazia attraverso guerre feroci, questa mattina i sostenitori di Muqtada al-Sadr, il leader della corrente sciita maggioritaria e nazionalista, hanno nuovamente preso d’assalto il parlamento iracheno per impedire la nomina a primo ministro del rappresentante della corrente sciita minoritaria, Mohammed Shia al-Sudani, filo-iraniano.
Perché l’America, in maniera più a meno diretta e attraverso le più audaci alleanze, è sempre in guerra con Tehran
.

I morti e i feriti del 2019 come monito

«Più di cento persone sono state uccise e almeno seimila sono rimaste ferite (tra cui 50 poliziotti) nel corso degli scontri a Baghdad e nelle città sciite del sud» scriveva il 7 ottobre del 2019 il giornalista Zuhair al Jezairy, su Internazionale.
I manifestanti –allora ma anche oggi- sono per lo più giovani uomini, tra i 19 e i 30 anni, molti di loro disoccupati, protestano contro i fallimenti e la corruzione dei governi degli ultimi 18 anni e la redistribuzione delle risorse del bilancio statale.
«Chiedono lavoro, un miglioramento dei servizi pubblici e la fine della corruzione».

Guerra all’Iran a quelle del Golfo la tragedia del popolo iracheno

  • Sintesi di ‘Pagine Esteri’.
  • «Le forze di sicurezza irachene, hanno lanciato gas lacrimogeni nel tentativo di disperdere il corteo prima che riuscisse a superare il cordone di sicurezza che delimita la Green Zone, l’area protetta in cui risiede il parlamento, appunto, e alcuni organismi diplomatici internazionali».
  • Il network Al Jazeera riporta la notizia di numerosi feriti a causa dei lanci dei gas lacrimogeni ordinati dal primo ministro Mustafa al-Kadhimi. «Gas che non hanno fermato, però, i manifestanti, i quali anzi avanzano cantando slogan di sostegno ad al-Sadr».
  • «Il leader nazionalista, esponente di una importante dinastia religiosa, è accusato dai suoi rivali di voler distruggere l’alleanza tra Iraq e Iran a favore di quella con l’occidente e le monarchie del Golfo». L’ennesimo seguito delle guerre di importazione.

Al Sadr e la spartizione settaria del potere

Al-Sadr ha provato, nei giorni successivi alle elezioni, a formare un governo che superasse la tradizionale spartizione settaria del potere in Iraq, coinvolgendo le diverse fedi e le diverse etnie. L’opposizione al suo progetto ha portato ad uno stallo politico del quale hanno approfittato i membri della corrente sciita rivale, quella pro-iraniana.

Provocazioni e quasi guerra civile

È la seconda volta nel giro di una settimana che i manifestanti entrano nella Green Zone e occupano il parlamento. Già lo scorso mercoledì i sostenitori di Muqtada al-Sadr, avevano protestato contro la candidatura a primo ministro del leader del blocco sciita avversario, Mohammed Shia al-Sudani.

Uno stallo politico di 10 mesi

Nonostante la coalizione di Muqtada al-Sadr si sia aggiudicata il maggior numero di seggi in parlamento (73 su un totale di 329), il leader sciita non è riuscito a trovare i numeri necessari alla formazione di un nuovo governo. Lo stallo prosegue ormai da 10 mesi.

Memoria e bilancio storico

Il 20 marzo del 2003 con i bombardamenti sulla capitale Baghdad e la contemporanea invasione delle truppe degli Usa, sotto George W. Bush e della Gran Bretagna, sotto Tony Blair e di altri Paesi. Solo per la parte americana i soldati morti sono stati circa 4500, i feriti decine di migliaia e gli amputati gravi oltre 500. In tutto i militari della coalizione uccisi sono stati oltre 4800.
Con gli americani, muoiono 179 britannici, 33 italiani, 30 polacchi, 21 australiani, 18 ucraini, 13 bulgari, 11 spagnoli e 41 di 16 altre nazionalità.
Tra gli iracheni le stime variano da 110 a 150 mila caduti per azioni violente.
I miliardi di dollari spesi sono stati 800 miliardi. Le distruzioni irachene, ancora oggi incalcolate.

 

AVEVAMO DETTO

Editoriale del 30 Luglio 2022 da: