LA “SINDROME DA POLTRONA”

DI GIANCARLO SELMI

 

Prendendo spunto da Darwin e la sua teoria evoluzionistica ed osservando quanto il mondo animale si adatti all’ambiente in cui vive, andrebbe avviata un’investigazione, o ricerca, scientifica su quanto la poltrona ha cambiato e continui a cambiare, alcuni esseri umani.
Nulla si troverà sulle fattezze fisiche, a parte la gobba misteriosamente comparsa sulle spalle di Di Vano, che lo rende pericolosamente simile ad un suo predecessore democristiano che distribuiva bacetti ai mafiosi, o veniva infilato, suo malgrado ovviamente, nelle indagini su omicidi eccellenti tipo quello di Pecorelli.
Molto però verrà trovato sui processi cerebrali di questi, chiamiamoli, affetti da poltronite. Una vera e propria “mutazione genetica” del pensiero, che li spinge a rinnegare tutto quello che hanno detto o sostenuto nella vita precedente.
E così troveremo esempi degni di indagine antropologica. I nomi si sprecano: dal già citato Di Vano, fino a Fratoianni, passando per Speranza. Da Gelmini fino a Brunetta, passando per Carfagna. Tutti uniti appassionatamente nel tentativo di combattere le destre (Gelmini, Brunetta e Carfagna?), ma in realtà, molto più prosaicamente, alla ricerca di un collegio sicuro che garantisca la riconquista della amata poltrona.
E così quel poco di politica ancora esistente in Italia, va a farsi fottere, per lasciare spazio a veri e propri papocchi utili solo a tentativi di riconquista di poltrone e vere e proprie truffe ai danni degli ignari elettori.
Qualcuno dovrà spiegare infatti, quanto sia alternativo alle destre Brunetta dopo una vita passata ad offendere tutto ciò che non fosse di destra. O quanto lo sia la Gelmini dopo una vita passata a compiacere ciecamente berlusca. Ma così è la vita, in questo illogico Paese. Vedremo collegi dove Gelmini affronterà Giorgetti o Sisto. Quanto dureranno i tre facendo opposizione ad un eventuale governo di destra, non lo sa nessuno. Poco suppongo. Solo il tempo necessario che la “sindrome da poltrona”, o più semplicemente l’evoluzione poltronifera, non prenda il sopravvento sulle bugie da campagna elettorale e le tre pecorelle smarrite non tornino all’ovile da dove sono scappate. Scippando i voti di chi credeva che stesse votando per un’altra cosa.
La stessa cosa si può dire di Di Vano.
E così il democristiano Letta avrà messo la sua firma sulle prossime, probabilissime, transumanze, rendendo la parte centrale della destra, ancora più forte del risultato elettorale. Esattamente il contrario di ciò che dichiara. Forse esattamente ciò che vuole. Basterebbe dichiararlo agli elettori, ma Letta allora non sarebbe Letta.
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