LE ORECCHIE DELL’IPPOPOTAMO

DI MARIO PIAZZA

 

Spero che nessuno mi dia del leghista o del putiniano se dico che non trovo nulla di deplorevole nell’eventuale tentativo di un attaché politico di qualsiasi ambasciata di carpire anticipazioni sul futuro politico del paese ospitante perché quelli stanno lì apposta, lautamente pagati e perfettamente addestrati per tessere rapporti personali con il maggior numero possibile di personalità politiche ed economiche.
Diverso, molto diverso è quando quegli stessi funzionari diplomatici o meglio le spie del loro staff raccolgono non informazioni di prima mano ma elementi utili per pilotare le scelte politiche di questo o quel personaggio mediante offerte allettanti o veri e propri ricatti.
Di questo stiamo parlando, delle commistioni di interessi che vedono da una parte l’Ambasciata Russa e dall’altra Berlusconi e Salvini e i loro sottopanza, i forzitalioti che hanno ottenuto posizioni di prestigio nelle società russe e i leghisti che scorrazzano negli alberghi di Mosca con valigette dai misteriosi contenuti.
E se tanto mi da tanto non credo sia da complottisti immaginare che gli scoop dei nostri malandati giornalisti investigativi siano soltanto la punta dell’iceberg o, come si dice in Africa con un’espressione più immaginifica, le orecchie dell’ippopotamo.
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