E’ DECISAMENTE L’ANNIVERSARIO DEL GIORNO

DI MARINO BARTOLETTI

 

E’ decisamente l’anniversario del giorno.
Tutti, ma proprio tutti (compresi coloro che non sanno di che parlano se non per sentito dire) scrivono, rammentano, filosofeggiano, discettano, ricordano.
Ed in fondo è giusto così: perché quella sera dell’11 luglio di quarant’anni fa determinò uno stato d’animo forse rimasto irripetuto. Neppure il titolo mondiale del 2006 suscitò gli stessi sentimenti: probabilmente perché era una cosa “già vista” neanche tanto tempo prima, ma soprattutto perché non ebbe – anche dal punto di vista sociale – quel sapore di “riscatto” e persino di “unità” che invece suscitò il Mondiale del 1982
Non mi allineo – ci mancherebbe! – a chi con un po’ di puzza sotto al naso sostiene che gli eventi sportivi dovrebbero essere perimetrati all’interno della loro essenza e che la “storia” si fa con altre cose. Quella notte Mundial fu una notte “italiana“ fino al midollo nella simmetria delle sue reazioni: da una gioia comprensibile, da un orgoglio legittimo, fino al più clamoroso voltagabbanismo del secolo, inferiore solo (mi si perdonerò per l’accostamento, ma è per intenderci e per far capire che non cambiamo mai) a quello del 9 settembre di quasi quarant’anni prima quando l’Italia si svegliò improvvisamente tutta antifascista
Ecco, la sera dell’11 luglio 1982 l’Italia si “svegliò” innamorata della Nazionale, di Bearzot, di Paolo Rossi eccetera dopo che per settimane – certamente ben “pilotata” di un mainstreaming mediatico veramente distruttivo – li aveva dileggiati e persino maledetti.
E’ il Bel Paese, bellezza! Teniamoci per quello che siamo: con tanti pregi e qualche difettuccio. Fra i quali la “salita sul carro”, nostro vero sport nazionale!
Un piccolo moto d’orgoglio. Non tutti ricordano quanto Bearzot per mesi e mesi (Mondiale compreso) sia stato un uomo solo. Molto molto solo. Unico conforto – e che conforto! – la fedeltà del suo piccolo esercito azzurro che aveva difeso contro tutto e contro tutti. Più qualche amico sincero.
A Coppa del Mondo vinta, lui che non voleva vendette, ma che allo stesso tempo non dimenticava concesse un’UNICA intervista a cui dovettero attingere tutti i giornali, anche i quotidiani: al Guerin Sportivo!
Domanda ovvia, ma in fondo carina per ricordare un momento di gioia: voi dov’eravate quella sera? Io ero LI’: dieci metri sotto Pertini che diceva “non ci prendono più”.