GOVERNO DRAGHI PROSSIMA FERMATA: FALLIMENTO

DI GIOACCHINO MUSUMECI

 

Tecnicamente parlando un presidente del consiglio il cui governo si regge su una larghissima maggioranza che metodicamente fa ricorso alla fiducia, affinché il parlamento ratifichi le misure del governo, possiede l’autorevolezza e consistenza politica di una panna cotta.
Come la credibilità dei giornali e opinionisti di patate che ne tessono le lodi sperticate.
Stante questa premessa comica che tragicamente pone dubbi sulla legittimità del metodo di Draghi, è ancor più paradossale che nessuna forza politica sollevi critiche sul metodo che di fatto è un’ammissione di esplicita debolezza.
Da qui la questione più spinosa: quanto deve proseguire questa baracconata. Oggi si è votato il DDL aiuti e il premier ha incassato il si alla camera, esclusi i pochi che si sono sfilati.
Il DDL comprende, tra le varie cose, una norma che piccona vistosamente il Rdc, fatto che aveva provocato perfino la reazione del ministro Orlando, strenuo difensore della misura oggi attaccata da Luigi Di Maio, il poveraccio che dichiarò di aver sconfitto la povertà per poi garantirne l’espansione.
Andiamo al nocciolo della questione: l’unico fine della scissione dimaiana è cementare Draghi, una mossa ignobile priva sostegno programmatico, d’altronde che possiamo chiedere a Luigi Di Maio se non servilismo. Ciò è più che sufficiente per demolire qualsiasi addebito al Movimento, il governo si regge da solo. Stante questo Giuseppe Conte non ha garantito che in senato il Movimento voterà a favore del Decreto aiuti ma lo scenario sembra quello di un balletto: l’obiettivo pentastellato è far cambiare il testo del DDL ma la fiducia posta dal premier ha cancellato d’emblée tutti gli emendamenti. E’ forse un segno di interesse ad accogliere le richieste di Giuseppe Conte? Direi proprio di no.
Se sono occorsi 15 mesi per mettere in fila 9 punti imprescindibili nessuna forza politica in maggioranza li considera interessanti e il primo avversario è Mario Draghi. Attendersi un inversione di rotta ora è un po’ da ingenui.
Su cosa si regge attualmente Draghi: sul collaborazionismo passivo di forze politiche dalla storia controversa e decisamente impopolare, che ci fa il Movimento la in mezzo. leggo che è stata spiegata tante volte la ragione per cui si sta dentro il Governo, ma se prima si poteva a malapena capire dato che si parlava della prima forza parlamentare, oggi che numeri vanta il Movimento per DIFENDERE i cittadini. Ad aumentare la debolezza macroscopica di Draghi l’elemento propagandistico a sostegno, vero terrapiattismo politico come quello che ha minimizzato la vicenda Draghi/Grillo, scomparsa di media proprio per la gravità e l’inconsistenza delle ragioni di un premier che oggi senza il vento della propaganda avrebbe il consenso di uno sciame di cavallette.
Perciò quanto giova al Movimento stare ancora attaccati alle sottane di Mario Draghi?
Per inciso non voglio avere ragione e anzi sarei felice di avere torto ma non mi si dia torto a prescindere, soprattutto non parta in quarta la tifoseria incallita che dopo il calcio di Luigi Di Maio deve ancora riprendersi.

Da:

7 Luglio 2022