LA TRANSIZIONE VERDE IN TEMPO DI GUERRA DIVENTA GRIGIA

DI ENNIO REMONDINO

 

Nucleare e gas giudicati «sostenibili» dal parlamento europeo. Successo di Francia e Germania, «oltraggio» per Greenpeace, ricorsi legali di paesi e associazioni. Von der Leyen si giustifica: ‘pronti altri tagli del gas russo’.
Il voto contestatissimo del Parlamento europeo: otto i paesi contrari e Austria e Lussemburgo promettono di rivolgersi alla Corte di giustizia. Protesta dei socialisti: «Patto faustiano» tra Francia e Germania. Greenpeace: «È un regalo a Putin»

«Gas e nucleare come le rinnovabili»

Asse Germania-Francia con complicità nascoste. Verdi, sinistra e organizzazioni ecologiste criticano duramente il risultato del voto ieri al Parlamento europeo, che ha respinto con 328 voti contro 278 e 33 astensioni l’«obiezione» – che equivale a un veto – all’inserimento del gas e del nucleare tra le energie rinnovabili, almeno come transizione. Stracciata l’indicazione della commissione dello stesso parlamento del 14 giugno.

Rovesciato il veto, nucleare e gas diventano verdi

Rovesciato il veto, è passato il testo della Commissione che considera «durevoli» alcuni investimenti per la produzione di energia nelle centrali nucleari che non emettono Co2 costruite fino al 2030. Accettate anche le centrali a gas, a condizione che utilizzino le tecnologie più avanzate e che permettano la chiusura di centrali a carbone, ancora più inquinanti.

Realpolitik Ue e opposizione

Ma non è ancora detto, avverte Anna Maria Merlo sul Manifesto. Contro il “colpo di mano” –così è stato denunciato dal mondo ecologista-, Austria e Lussemburgo hanno l’intenzione di rivolgersi alla Corte di giustizia europea, una procedura giudiziaria a cui si aggregheranno le varie opposizioni. Il Consiglio europeo approva la linea della Commissione, ma c’è l’opposizione di otto paesi, anche se non raggiunge quella maggioranza qualificata che bloccherebbe la decisione.

Minaccia russa sul gas vera o una scusa?

La minaccia russa di chiudere il rubinetto del gas, e le preoccupazioni ecologiche passano in secondo piano. A metà luglio, Mosca ha annunciato lavori di riparazione alla pipeline Nord Stream 1, che per la Germania significa un blocco che dovrebbe durare due settimane, ma potrebbe venire prolungato sine die, usato esplicitamente come ritorsione da Putin contro le sanzioni Ue e le armi fornite all’Ucraina.

Ursula von der Leyen va alla guerra

La presidente della Commissione Ue ha sostenuto che bisogna prepararsi «ad altri tagli» da parte della Russia. La Ue ha varato sei pacchetti di sanzioni, a metà agosto entra in vigore l’embargo sul carbone russo, a fine anno quello sul petrolio. Sul gas, la Ue non ha ancora deciso nulla, ma subisce i ricatti di Mosca. Azioni e reazioni a giustificare, il sospetto di ambientalisti e non soltanto, un insperato rilancio del nucleare oltre la Francia, mentre la Germania dovrebbe chiudere la sue vecchia centrali. Dovrebbe.

“Regalo a Putin”?

Greenpeace ha ricordato ieri che inserire il gas nella tassonomia significa fare un regalo a Putin: «sono almeno quattro miliardi di euro l’anno per Mosca, che servono a finanziare la guerra in Ucraina, 32 miliardi fino al 2030. Il rafforzamento del dollaro rispetto all’euro e l’aumento dei prezzi dell’energia contribuiscono anch’essi a riempire le casse russe». Ma per il francese Pascal Canfin, i timori degli ecologisti non sarebbero giustificati: «Gas e nucleare non sono messi sullo stesso piano delle rinnovabili e sono incluse delle condizioni precise» per il loro uso.

Francia-Germania, Faust e l’anima al diavolo

Ma per i Verdi la tassonomia è frutto di un «patto faustiano» tra Francia e Germania: la seconda, anti-nucleare, ha scambiato l’appoggio di Parigi al gas con il sostegno al nucleare francese (e dell’est europeo). «Conservando il gas e il nucleare come sostenibili – afferma il gruppo socialista – i conservatori hanno vergognosamente tradito le ambizioni della Ue sul clima». Sul voto è intervenuta anche Greta Thunberg, citando solo il caso del gas, che «ritarda la transizione realmente durevole e rafforza la dipendenza dagli idrocarburi russi».

Pacchetto clima pensando alla Marmolada

Alla Ue è in discussione tutto un «pacchetto clima», un Green Deal presentato un anno fa dalla Commissione, che va dal sistema di scambio delle quote di emissioni di Co2, alla “carbon tax” alle frontiere esterne della Ue, per evitare di «importare» Co2 e le “delocalizzazioni opportuniste” sui confini. C’è l’accordo per ridurre le emissioni a effetto serra, meno 55% entro il 2030, neutralità carbonio nel 2050, ma più ci si avvicina alla traduzione in pratica dell’obiettivo più emergono con forza le lobby. Anche in Italia, nucleare compreso, anche se più nascoste.

Premier in uscita, in attesa di Johnson

In Francia, la prima ministra Elisabeth Borne, nel discorso di presentazione al Parlamento sulla politica generale ha annunciato la nazionalizzazione di Edf, l’operatore storico dove lo stato controlla già l’83,8% del capitale: la società è in difficoltà a causa dei costi crescenti del nucleare, con circa la metà dei reattori fermi per manutenzione.

«Greenwashing», occultare l’impatto ambientale negativo

«L’Europarlamento con il voto di oggi ha ceduto alle lobby di gas e nucleare sostenendo la proposta della Commissione di classificarli come fonti energetiche sostenibili. Un duro colpo al Green Deal Europeo e a un’ambiziosa politica climatica in linea con l’obiettivo di Parigi di «contenere il riscaldamento globale entro 1,5° C, indispensabile per fronteggiare l’emergenza climatica. Una scelta politica senza alcuna base scientifica, come invece richiede il regolamento sulla Tassonomia», denuncia il presidente nazionale di Legambiente.

Le lobby del fossile

«L’esito del voto dimostra in modo drammatico la miopia e la sudditanza alle lobby del fossile di una certa politica che ancora una volta antepone il mero profitto alla salute dei cittadini e alla tutela del Pianeta».

 

Editoriale del 7 Luglio 2022

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