L’AMICO DITTATORE

DI MARIO PIAZZA

 

Casomai qualcuno avesse avuto ancora dei dubbi l’incontro bilaterale tra il nostro governo e quello turco dovrebbe averli dissipati definitivamente.
La politica, soprattutto quella internazionale, è fatta di ciò serve e non di ciò che è giusto e se qualcuno prova a nobilitarne le scelte ci sta deliberatamente prendendo per il sedere.
Vale per la Turchia di Erdogan, per l’Algeria di Tebboune, per la Libia di Al Manfi, per l’Arabia Saudita di Salman Aziz, per l’Ungheria di Orban e per chissà quanti altri. Nessuna sorpresa se tra qualche giorno dovessimo vedere Draghi stringere calorosamente le mani dell’egiziano Al Sisi, quello che sta proteggendo gli assassini di Giulio Regeni e che ha tenuto in carcere per due anni Patrick Zaki.
E’ così che funziona e non ci sono né santi né madonne, e se qualche volta può sembrare che si vada a braccetto con i presidenti giusti dei paesi giusti è inutile sorridere di soddisfazione o tirare respiri di sollievo, si tratta solo di fortunate coincidenze.
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