SALVINI E LO “IUS SCHOLAE”

DI EMILIANO RUBBI

 

A Salvini non frega assolutamente nulla dello “ius scholae”.
E sa benissimo che non si tratta di concedere la cittadinanza a degli “immigrati”, trattandosi perlopiù di ragazzini nati e cresciuti qui.
Semplicemente, non può lasciarsi scavalcare a destra dalla Meloni che, se continua così, tra un po’, lo doppierà nei sondaggi.
Allora usa l’unico tema politico che gli abbia mai funzionato davvero: quello dei “ne*ri” cattivi.
Senza “ne*ri” cattivi, infatti, Salvini starebbe ancora a chiedere la secessione della Val Brembana, circondato da individui vestiti da vichinghi con le corna in testa, questo lui lo sa benissimo.
Lui deve la sua stessa esistenza politica ai “ne*ri” cattivi.
Il problema, per lui, è che in questo momento, tra guerre, economia in panne, pandemie, siccità e via dicendo, alla gente, pure a quella di destra, gliene frega cacchi se danno o meno la cittadinanza ad Hassan e Aisha, dodicenni nati e cresciuti a Trezzo sull’Adda.
Non perché gli italiani siano diventati improvvisamente tollerantissimi e accoglienti, eh, semplicemente perché in questo momento hanno dei problemi reali e tangibili, quindi hanno meno trasporto nel correre dietro alle vaccate xenofobe, purtroppo per il noto degustatore di cibo di sagre paesane.
Quindi, nonostante la ferma posizione sul tema della più rigida intransigenza contro alcuni pericolosissimi ragazzini italiani, i numeri nei sondaggi della Lega non schiodano da dove sono.
Anzi, continuano a calare.
Non gliene va più bene una, insomma.
Ve lo ricordate quando Morisi aveva inventato il soprannome “Capitano”, per lui?
Ormai non lo chiama così più nessuno, neanche il suo social media manager.
Povero Teo, sarebbe quasi da abbracciarlo forte forte e fargli pat pat sul capoccione, se solo non facesse così ribrezzo immaginarlo.