KISSINGER NON SOSPETTABILE “PUTINIANO” OLTRE LA GUERRA: REINTEGRARE LA RUSSIA NEL SISTEMA EUROPEO

DI ENNIO REMONDINO

L’ex segretario di Stato Usa: «Va sconfitta l’invasione della Russia, non la Russia come entità storica. Mai consigliato all’Ucraina di cedere territorio, ma bisogna affrontare la questione della fine del conflitto in termini di scopi politici: non si può continuare a combattere senza un obiettivo»

99 anni di lucida intelligenza

«Hanno il respiro della grande Storia le parole di Henry Kissinger», scrive Luigi Ippolito sul Corriere della Sera, quasi a dover farsi perdonare lui, che non c’entra niente, l’inciampo sui presunti ‘filo putiniani ‘ di casa tra spie e tradimento. Ma Kissinger è altra cosa. «Ormai giunto a 99 anni, l’artefice di gran parte della politica estera americana del Novecento è probabilmente il più grande statista vivente», gratifica Ippolito. «E dunque il suo giudizio su quanto accade oggi nel mondo va ascoltato con attenzione, proferito dalla sua voce lenta e profonda che non ha perso quell’accento tedesco delle origini».

L’americano con accento tedesco

Un altro libro ancora, «Leadership», in cui Kissinger propone sei esempi di capacità di guida politica. Nomi da esibire: da Adenauer a De Gaulle, da Nixon a Sadat, da Lee Kwan Yew a Margaret Thatcher. Tutti personaggi che ha conosciuto di persona: così come ha avuto esperienza diretta di Vladimir Putin, che fu ospite – racconta – a cena a casa sua a Washington. Per Kissinger “un attento calcolatore dal punto di vista di una società che lui interpretava come sotto assedio da parte del resto del mondo”. «L’ho trovato un intelligente analista della situazione internazionale dal punto di vista russo: che rimarrà tale e che dovrà essere considerato quando la guerra finirà».

Sconfiggere l’invasione, non la Russia

«Va sconfitta l’invasione dell’Ucraina, non la Russia come Stato e come entità storica». E dunque, quando le armi alla fine taceranno, «la questione del rapporto fra Russia ed Europa andrà presa molto seriamente». La Russia è stata parte della storia europea per cinquecento anni, «coinvolta in tutte le grandi crisi e in alcuni dei grandi trionfi della storia europea». Quindi, «tornare al corso storico per cui la Russia è parte del sistema europeo. La Russia deve svolgere un ruolo importante per rispondere alla domanda se vedrà se stessa, come una estensione dell’Europa o come un’estensione dll’Asia ai margini dell’Europa».

Nulla giustifica ma gli errori Nato

Dimensione e brutalità dell’attacco russo all’Ucraina, nulla che lo giustifichi, «ma l’Occidente è stato poco sensibile ad offrire l’ingresso nella Nato all’Ucraina, perché questo significava che tutta l’area tra il muro di Berlino e il confine russo sarebbe stata riempita dalla Nato, inclusi i territori da cui nella storia sono state lanciate aggressioni contro la Russia».

Ora come dire basta guerra

Ma ora bisogna guardare a come porre fine al conflitto: «Stiamo arrivando a un momento – afferma – in cui bisogna affrontare la questione della fine della guerra in termini di obiettivi politici altrettanto che militari: non si può semplicemente continuare a combattere senza un obiettivo». Kissinger infine nega di aver consigliato a Zelensky di cedere territori in cambio della pace, come gli è stato attribuito, con un opportuno distinguo fra Crimea e Donbass, annessi nel 2014 «con l’acquiescenza di Europa e America», e i territori occupati dai russi dopo l’invasione del 24 febbraio.

La «profezia» di Kissinger sull’Ucraina

Otto anni fa, l’ex segretario di Stato americano Henry Kissinger scrisse un articolo definendo tre punti per «porre fine alla crisi dell’Ucraina», sempre sul Corriere ma questa volta Gianluca Mercuri. Washington Post del 5 marzo 2014 sull’Ucraina nell’Ue, quello nella Nato e la sua finlandizzazione.

«To settle the Ukraine crisis, start at the end»

«Per risolvere la crisi ucraina, si cominci dalla fine», e commentava gli effetti della rivoluzione di Euromaidan, esplosa a cavallo tra il ‘13 e il ‘14 dopo che il presidente Yanukovyc aveva rifiutato di firmare l’accordo di associazione con l’Ue per siglarne uno con la Russia, finendo per essere costretto alla fuga dalla reazione popolare.

Analisi e suggerimenti

  • «L’Ucraina non deve essere l’avamposto di una delle due parti contro l’altra, ma funzionare come un ponte tra loro».
  • «La Russia deve capire che cercare di costringere l’Ucraina a uno status di satellite condannerebbe Mosca a ripetere la sua storia ciclica di pressioni reciproche con l’Europa e gli Stati Uniti».
  • «L’Occidente deve capire che, per la Russia, l’Ucraina non potrà mai essere solo un paese straniero».
  • «Che l’Ucraina ha una storia complessa e una composizione poliglotta»

Due affermazioni chiave

«La Russia non sarebbe in grado di imporre una soluzione militare senza isolarsi». «Per l’Occidente, la demonizzazione di Vladimir Putin non è una politica; è un alibi per l’assenza di una politica».

 

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28 Giugno 2022