UE, ALLARGAMENTO DI GUERRA UCRAINA – MOLDAVIA, BALCANI AMARI

DI ENNIO REMONDINO

 

Unione europea a spinta Nato-Usa e la politica di guerra. «Il Consiglio europeo del 23 e 24 giugno verrà ricordato per la concessione dello status di candidato UE all’Ucraina e alla Moldavia», la premessa di Giorgio Fruscione nella sua analisi su ISPI.
Quasi ignorato l’incontro dei sei Paesi dei Balcani Occidentali che gravitano/gravitavano nell’orbita di Bruxelles. Ma alcuni di loro adesso si sono stufati.         

‘Effetto centrifugo’

Kiev e Chisinau con la concessione della promessa europea iniziano un percorso che resterà sospeso per anni, ma li farà bastioni dell’UE ai confini con la Russia. Mentre i Balcani Occidentali restano nel limbo del processo d’integrazione, «che ora si fa più affollato e scalfisce ulteriormente la credibilità dell’UE nella regione, dove altri partner da anni cercano di colmare il vuoto delle promesse non mantenute di Bruxelles», l’avvertimento dell’Istituto di politica internazionale.
«Sei paesi che gravitano nell’orbita di Bruxelles da così tanto tempo che l’effetto centrifugo ha spinto alcuni di loro verso altri poli. In primis verso la Russia, che non può che approfittare dei continui tentennamenti europei nella regione».

Ancora aspettative deluse

«Le aspettative balcaniche per l’incontro coi 27 erano alte: sollevare il veto bulgaro e sbloccare i negoziati di adesione per Albania e Macedonia del Nord; rimuovere i visti per i cittadini kosovari; concedere lo status di candidato alla Bosnia-Erzegovina. Nessuna di queste richieste è stata accolta dal Consiglio».

Ostacoli incrociati per i Balcani

La candidatura della Bosnia era stata proposto dalla Slovenia, con il sostegno della Croazia. Come per l’Ucraina, concedere la candidatura alla Bosnia – che ha fatto richiesta d’adesione nel 2016 – «per salvare Sarajevo da una crescente destabilizzazione, complice l’influenza della Russia di Vladimir Putin». Le minacce secessioniste dell’Entità serbo bosniaca che nell’ultimo anno ha svelato l’inadeguatezza degli Accordi di Dayton di fine guerra, 1995.
Veto bulgaro, Macedonia e Albania
L’intransigenza di Sofia, su pretese di carattere nazionalista contro la Macedonia del Nord, è tale per cui il governo anti corruzione di Kiril Petkov è stato sfiduciato per sue aperture nei confronti di Skopje. Un compromesso tra Sofia e Skopje, fondamentale anche per l’Albania che ne condivide le conseguenze con la Macedonia del Nord. «Il comportamento della Bulgaria mette a nudo le fragilità del processo d’allargamento». Il potere di veto, supremazia politica dei singoli stati sugli interessi comunitari.

I surrogati dell’allargamento

Surrogati dell’integrazione europea. «L’ultima iniziativa in questa direzione viene, ancora una volta, dal presidente francese Emmanuel Macron. Una “comunità politica europea”, ovvero un’Europa concentrica in cui i candidati vengono declassati a partner e relegati nel girone esterno, probabilmente insieme al Regno Unito». Ma la guerra in Ucraina aumenta le possibilità che i Balcani possano essere il prossimo terreno di scontro – indiretto – con Mosca, sempre più abile ad insinuarsi nelle crepe delle promesse europee.

«Open Balkan»

“Open Balkan” è la più recente iniziativa lanciata da Albania, Macedonia del Nord e Serbia per creare uno spazio di libero scambio. «Un’iniziativa perlopiù di facciata, utile per aumentare le occasioni d’incontro tra i leader della regione, ma senza una progettualità concreta».

Ucraina versus Balcani o guai condivisi?

La candidatura ucraina non aveva irritato i paesi balcanici. Vedi la visita congiunta a Kiev del premier albanese Edi Rama, del montenegrino Dritan Abazovic e di quello macedone in video collegamento. «Tuttavia, l’impasse del Consiglio sui Balcani lascia più moniti che speranze agli ucraini: l’integrazione UE sarà un cammino in salita, pieno di ostacoli e imprevisti che non dipenderanno solo da Kiev».

“La possibilità che un solo membro su 27 possa in futuro bloccare l’intero processo mostra all’Ucraina verso cosa va incontro: un’organizzazione ancora asservita agli interessi nazionali e che non sempre premia le riforme e gli sforzi in senso europeista”.

 

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28 Giugno 2022