L’ABORTO E LA SCELTA DI RIDURRE IL DANNO

DI LIDANO GRASSUCCI

 

Leggo, ascolto discussioni animate sull’aborto in seguito alla sentenza della corte americana che lo “nega”. Naturalmente è una decisione che non riguarda noi europei, ma il confronto si anima egualmente in ragione della “forza” del problema. Il presupposto è: lo Stato ha una sua morale? Lo Stato deve regolare la vita che c’è o insegnare la virtù?

Metto subito in campo i miei pregiudizi: lo Stato deve regolare il mondo non fare di questo mondo un paradiso. Quindi deve ridurre il danno, non cancellarlo che non si può. L’aborto non si cancella per legge ma la legge determina se è “gestito” o “lasciato alla sua barbarie”. La legge può guardare e non vedere, o vedere e fare quel che si può.

Ridurre il danno era la filosofia di chi si batteva, radicali e laici, per una “gestione” umana di un umano problema, o dramma fate voi. Altrimenti: mammane e donne lasciate sole e sempre le donne più fragili. Se entrassimo nell’etica sono mille e mille gli argomenti sull’argomento, ma l’etica “blocca” il vero e di un errore ne fa mille a catena. La vita è vera sempre e si contraddice sempre, si addolora, non è un bianco e nero netto, ma la sfumatura possibile.

Esistono problemi duri, esistono drammi duri che non si comprendono se ti ergi a giudice e non ti pensi giudicato, giudicabile, che la cosa possa riguardarti. Ciascuno di noi dovrebbe farsi parte di chi sta nel dramma e interrogarsi sui dubbi che hai in quel momento, la paura, la solitudine, il segno di ogni gesto che si fa in un attimo e sarà comunque per sempre.

In Italia abbiamo ragionato per anni tra virtuosi, sempre sicuri del giusto, religiosi guidati da Dio iroso e vendicativo dimentico di misericordia,  e quelli che umanamente pensavano che bisognava ridurre il danno. Abbiamo definito una umana legge, abbiamo definito che un dramma, un dubbio, non è mai reato ma è possibile, abbiamo definito una perfettibile rete per vincere, come possibile, la solitudine. Il tutto senza pensare che il difficile fosse semplice, che una legge potesse fare di dramma altro.

Fin qui lo Stato, il resto? Ciascuno ha la sua coscienza, io non vi dico della mia che ha dentro mille dolori ed è questo che mi fa umano e questo aspetto non è per legge, non è per giudici.

Poi la sera quando si spegne la luce ciascuno fa i conti con il suo e lì non contano i danari, la cultura, la posizione sociale, conta come siamo e nessuna legge ci può aiutare.

 

Nella foto: Adele Faccio, leader radicale riferimento delle battaglie sulla autodeterminazione delle donne

L’aborto e la scelta di ridurre il danno

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28 Giugno 2022