7 ALLEATI RICCHI A FARSI “GRANDI”, UN NEMICO PER TUTTI, SOLUZIONI PER POCHI

DI ENNIO REMONDINO

 

«Continueremo a fornire sostegno finanziario, umanitario, militare e diplomatico e a stare al fianco dell’Ucraina fino a quando sarà necessario», si legge nella bozza del comunicato del G7 riportata da Bloomberg. Nessuno spiega chi tra loro sarà quello che alla fine deciderà per tutti, ma tutti lo sanno senza dirlo.

Unità quasi troppo proclamata

Primo giorno dei lavori del G7 a Schloss Elmau, in Baviera. «Putin spera che qualcuno nel G7 e nella Nato si divida, ma non è affatto accaduto e non accadrà», assicura Biden, che propone lo stanziamento di 600 miliardi di dollari da qui al 2027 per investimenti nelle infrastrutture nel mondo. Qualche problema sul dove trovarli vista la situazione economica Usa e di mezzo mondo sul fronte inflazione, che va peggio della guerra in Ucraina. Ipotesi, la possibilità di utilizzare i proventi dei dazi sulle importazioni dalla Russia per sostenere l’Ucraina.

Fronte energia

«Colpire la Russia e non le nostre economie», la guerra dichiarata dal G7. Ma non è così facile. «Mettere un tetto al prezzo dei combustibili fossili importati dalla Russia», insiste Draghi, per eliminare una delle principali cause dell’inflazione. Ed eliminare per sempre la dipendenza energetica dalla Russia. «Prima con una spinta alle infrastrutture del gas, poi con la riconversione all’idrogeno». E qui la cosa è poco chiara. In idrogeno come e cosa? Primo a poi arriverà qualche un chiarimento in casa nostra.

Partnership for Global Infrastructure

600 miliardi di dollari dalle tasche di tutti i sette ricchi, da qui al 2027, per investimenti nelle infrastrutture nel mondo. Qualcosa di simile ma opposta alla ‘nuova via cinese della seta’. Alla cifra totale gli Usa contribuiranno con 200 miliardi di dollari nei prossimi 5 anni. «Partnership for Global Infrastructure and Investment, fornirà progetti rivoluzionari per colmare il divario infrastrutturale nei paesi in via di sviluppo, rafforzare l’economia globale e le catene di approvvigionamento e far progredire la sicurezza nazionale degli Stati Uniti».

«Questo piano non è carità, è un investimento che avrà un ritorno per gli americani e per tutti i cittadini del mondo», promette Biden.

Progetti meno grandiosi per problemi più immediati

L’Italia conta sull’alleanza gli Stati Uniti, che hanno sollecitato (attraverso la segretaria al tesoro, Janet Yellen) un tetto al prezzo del petrolio proveniente dalla Russia, che a fine anno sarà ridotto nelle quantità importate. «Mettere un tetto al prezzo dei combustibili fossili importati dalla Russia ha un obiettivo geopolitico oltre che economico e sociale. Dobbiamo ridurre i nostri finanziamenti alla Russia. E dobbiamo eliminare una delle principali cause dell’inflazione» ha detto Draghi.

I prezzi in Usa sono alle stelle, e anche in Europa premono senza sosta tanto che è alle porte (21 luglio) un primo rialzo dei tassi Bce, cui seguiranno altri in autunno. E questo non sono buoni propositi ma fatti.

«Compensare famiglie e imprese in difficoltà»

Non solo economia. «Dobbiamo evitare gli errori commessi dopo la crisi del 2008: la crisi energetica non deve produrre un ritorno del populismo. Abbiamo gli strumenti per farlo: dobbiamo mitigare l’impatto dell’aumento dei prezzi dell’energia, compensare le famiglie e le imprese in difficoltà, tassare le aziende che fanno profitti straordinari».

“Buoni propositi in un contesto non facile, vista la cautela sul tema della Germania e la neutralità sostanziale della Francia”.

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27 Giugno 2022