LA CRITICA: Il POLITICHESE DI LUIGI DI MAIO

DI GIOACCHINO MUSUMECI

 

Le critiche del Ministro alla leadership del Movimento hanno scatenato la reazione di parlamentari e utenza social. Purtroppo Di Maio, per conto mio, non convince.
Passiamo ad esempi concreti nei passi salienti.
“Stiamo gestendo una guerra in Ucraina provocata dalla Russia che richiede il massimo sforzo diplomatico”, tipo per esempio “Putin è peggio di un animale.”
“Io non credo che sia opportuno assumere decisioni che di fatto disallineano l’Italia dall’alleanza Nato e dell’alleanza europea”: periodo insensato, il ministro non specifica le decisioni di cui parla e rispetto a cosa sarebbero disallineanti. In primo luogo l’Italia dev’essere allineata alla Costituzione non pedissequamente china a una strategia deragliante dai costi e ripercussioni gravissime sulla qualità di vita dei cittadini. Di Maio deve prima di tutto chiarire che significhi per lui “disallineamento”, poi criticare.
“L’Italia non è un paese neutrale, è un Paese che è dentro alleanze storiche da tanto tempo grazie ai nostri padri fondatori”.
Di Maio indiscutibilmente apostolo del verbo Atlantista di Draghi: confonde alleanza con servilismo, neutralità con pacifismo e chiama inopinatamente in causa i padri fondatori. Questi non redissero l’art 11 per caso. I padri fondatori sottolinearono che l’Italia “ripudia la guerra come soluzione di controversie internazionali”, è concessa la guerra difensiva in caso di aggressioni ai nostri confini.
Non esiste articolo in alcun trattato che ci obblighi formalmente a partecipare a guerre anche solo come assistenti militari di paesi non alleati. Ciò detto abbiamo scartato completamente l’intervento umanitario che avrebbe allargato i margini di trattativa diplomatica.
Di Maio occulta che la nostra posizione politica è figlia della strategia Usa: siamo la piattaforma perfetta per lo smistamento di ordigni bellici verso qualsiasi destinazione europea. Gli Usa non potrebbero tollerare cambiamenti, senza il nostro contributo strategico/ militare sarebbe necessario ripensare la guerra in funzione della pace a breve termine non di mercato delle armi che sta letteralmente dilaniando l’Ucraina.
E al limite del ridicolo che il ministro voglia piegare il dettato costituzionale secondo un ottica belligerante estranea allo spirito non neutrale ma PACIFISTA della Repubblica.
“Basta imitare Salvini, non si può stare al Governo e attaccarlo uno giorno sì e un altro no”
Questa frase spiega l’idea di Governo incriticabile a cui aderisce il ministro. Ricordo a Di Maio che il governo non opera su un piano avulso da critiche. I Ministri sono “organismi viventi” il cui compito non è ossequiare Mario Draghi ma presentare istanze, nel rispetto della costituzione, per orientare il governo verso il popolo, non verso lobbies delle armi o speculazioni di operatori e distributori dell’energia.
Ma a ben guardare l’operato del governo è la rappresentazione nuda e cruda del progetto di privatizzazione di beni pubblici unitamente al rimaneggiamento della giustizia che complica il buon operato della magistratura.
Caro Di Maio, un conto è sollevare questioni, come fa la Lega, per correre verso Confindustria contro la maggioranza dei cittadini in difficoltà, altro è impedire al Governo di diventare voce di quella casta marcia contro cui si deve combattere.
Ma in questa versione istituzionale di Maio sta su un piano alieno a quello popolare e contrapposto alla logica che sosterrebbe la presenza pentastellata al governo. Ciò palesa che Di Maio non sta al governo coi pentastellati ma ci sta come tentacolo del premier. Nei pentastellati, e ciò ha un significato che ciascuno capisce da sé.
Da questo la confusione dell’elettorato, si domanda: dove va questo Movimento strampalato in cui il presidente deve combattere contro un proprio ministro trasfigurato nel negativo di sé?
Apposta personaggi del calibro di Taverna, Perilli e Ricciardi hanno criticato aspramente Di Maio, un buon politico ma in linea con quelli per cui il popolo non conta nulla. Ora però se Di Maio resta, l’ho già scritto, ogni bimestre dovremmo attenderci uno scontro istituzionale che il Movimento non può permettersi.
Ciascuno valuti se questi episodi sono utili o meno ma è la seconda volta che il Ministro attacca apertamente la leadership, e non c’è due senza tre.