SE IO FOSSI GIORGIA

DI MARIO PIAZZA

 

Se io fossi Giorgia farei subito due cose. La prima sarebbe cancellarmi dalla faccia quel sorrisetto trionfante per aver battuto Salvini, che ad atterrare un ubriaco non occorre né forza né sapienza, e mi domanderei quale maleodorante pastone sarà necessario per nutrire nei prossimi mesi l’elettorato più stolto e primitivo della penisola. La ricetta che le ha assicurato le simpatie dei pariolini, dei borgatari, dei mafiosi e dei bancarottieri del centro-sud provocherebbe al popolo padano coliche intestinali talmente violente da rendere impossibile il tragitto dalla tazza del cesso al seggio elettorale.
Come seconda cosa dedicherei anima e corpo alla vittoria del “campo largo progressista” qualsiasi cosa voglia dire, perché solo un aspirante suicida vorrebbe rischiare di diventare presidente del consiglio mentre sul paese sta per abbattersi quella che con una delle espressioni più cretine ma tuttavia efficace i cronisti chiamano la “tempesta perfetta”.
Non so se gli italiani, tutti concentrati sui pittoreschi trastulli di casa nostra, abbiano capito bene gli effetti dell’allineamento della crisi energetica, della guerra e delle sue conseguenze economiche, della fine del paracadute europeo al nostro debito pubblico, dell’inflazione mondiale galoppante, della penuria di materie prime e del colonialismo finanziario che essa ha scatenato, delle restrizioni imposte dallo sfascio ambientale e probabilmente dalla reinsorgenza della pandemia che ci sta aspettando alla fine dell’estate.
Non basterà più inventarsi il complotto “pluto giudaico massone” o la perfida Albione, sarebbe comico se dopo ottant’anni di panchina il primo fascista a denominazione d’origine controllata che si riaffaccia al balcone, questa volta di palazzo Chigi invece che a piazza Venezia, dovesse ripetere le medesime stronzate del suo bisnonno in pectore.
Se fossi Giorgia e mi avanzasse tempo farei anche una terza cosa solo apparentemente marginale: un corso rapido di dizione perché l’accento romanesco, peggio se con inflessioni da mercato ittico rionale, all’elettorato più stolto e primitivo della penisola fa lo stesso effetto del gessetto che si spezza sulla lavagna.
May be an image of 1 person and standing