LA CODA DELLA DESTRA

DA REDAZIONE

 

Forse quella renziana non è stata una malattia che ha infettato il Pd, ma certamente ha affossato ogni possibile credibilità per definirsi un partito di sinistra. Con Matteo Renzi segretario, il Pd ha messo in bella mostra e senza pudore tutta la sua indefinita identità. È pur vero che i valori provenienti dal Pci e dalla Dc, che dovevano essere le fondamenta di una nuova formazione politica, da Veltroni in poi non si erano mai concretizzati e nel partito si navigava a vista, ma con l’avvento di Renzi la sua aspirazione progressista si è smarrita, quanto meno notevolmente appannata, tanto da far sospettare un vero e proprio progetto renziano di deriva a destra, poi rafforzato con la nascita di Italia Viva, sempre più vicina all’area di centrodestra.

Il fatto è, però, che i suoi estimatori della prima ora lo stanno via via abbandonando e il suo peso politico sta diventando sempre meno significativo, al punto tale da farlo scivolare nell’acrimonia più spiccata. Un’ulteriore manifestazione di questi atteggiamenti scomposti si è evidenziata in occasione della vicenda giudiziaria nella quale è stato coinvolto di recente, giungendo perfino a denunciare gli stessi magistrati che lo hanno rinviato a giudizio. Che dire? nemmeno Berlusconi, che con la giustizia non ha mai avuto vita facile, era giunto a tanto.

Un modo di fare, il suo, che genera più tristezza che rabbia. È quanto si prova nel vederlo manifestare rancore in ogni parola che dice e risentimento in ogni sorrisetto che fa. Le sue battute velenose ormai fanno più danno a lui che agli altri. Vede nemici ovunque, a destra e a sinistra. Eppure si era presentato come un interessante uomo politico lanciato verso obiettivi importanti utili a sé stesso e all’Italia, ma un’ambizione smisurata e un’immane alterigia lo sta facendo precipitare giorno dopo giorno nella nullità assoluta.

Aveva in mano il Paese e ora vive di ricatti politici in virtù della rendita di posizione che in certi casi lo fa divenire ago della bilancia, grazie ai voti parlamentari di chi ancora gli sta dietro solo perché non sa dove andare. Per quanto tempo ancora?

Abbandonando il Pd, Matteo Renzi, pensava di poterlo svuotare a suo vantaggio, ma è riuscito solo a circondarsi di cortigiani insignificanti. Non ha uno straccio di progetto politico, un’idea di governo, un pensiero su come uscire dalla pandemia e una proposta sul modo di utilizzare i soldi provenienti dall’UE. E oggi, chiuso nella sua autoreferenzialità e senza un minimo di autocritica si compiace di sé stesso al limite del culto della personalità. Non è azzardato dire che il suo modo di fare, e forse di essere, attiene più alla psicanalisi che alla politica.

210307752-e7c3459e-50c0-46e0-af54-995824f1e7fdHa perso su tutti i fronti e non ha alcuna intenzione di elaborare le sue sconfitte nella costante prosopopea che è tutta colpa degli altri. Il suo rapporto con il principe Bin Salman, davanti al quale ha avuto l’ardire di affermare che l’Arabia Saudita sarà la culla di un nuovo Rinascimento, gli avrà procurato un notevole gruzzolo di dollari, ma lo ha scaraventato nella melma del mercenarismo. L’Arabia Saudita, dove i diritti civili sono costantemente calpestati, dove è illegale l’omosessualità e le donne non possono sottoporsi a un intervento chirurgico senza il consenso del marito o del padre. L’Arabia Saudita, dove gli uomini non possono indossare pantaloni corti, le donne sono obbligate a vestire il burqa e non sono consentite innocenti effusioni affettive in pubblico. L’Arabia Saudita, dove ci sono più divieti – per altro puniti in maniera sproporzionata – che libertà. Piccoli e grandi soprusi che denotano un contesto sociale mille miglia lontano dalla civiltà democratica. Altro che Rinascimento!

Alle critiche, lui risponde col suo atteggiamento arrogante, rivendicando una libertà di scelte che la legge non vieta, ma l’opportunità di rappresentare l’Italia con onorabilità sì.

Attacca il Pd e il M5Stelle come se negli ultimi anni non fosse cambiato niente. Se le cose non vanno bene la colpa è di Bersani, D’Alema, Conte, Letta, Speranza, Calenda. E adesso anche dei magistrati. E ne parla con così astioso malanimo che sembra avere come principale mission il crearsi nemici e attaccarli comunque e quantunque. Non tiene neanche in conto che dopo l’operazione Conte-Draghi, di cui proprio lui ne è stata la molla, poteva presentarsi come il tessitore di una nuova trama politica, il cui risultato in fondo non è peggiore dei governi precedenti.

La sua filosofia ora è la flessibilità. Un modo come un altro per rivendicare mani libere su tutto. Perciò ora, al fine di poter spostare il suo asse politico in ogni direzione, guarda a destra nel tentativo di collocarsi al centro. E la vicenda dell’elezione presidenziale prima e la scelta di accodarsi ai referendum della destra oggi ne hanno marcato vieppiù le intenzioni. D’altronde già all’ultima Leopolda aveva detto che “il centro è uno spazio politico che non sta nelle definizioni della vecchia politica, ma che è il luogo dove si vincono le elezioni in Europa e nel mondo”.

Già, perché il suo interesse è stato sempre e solo quello di vincere. Vincere a qualsiasi costo, senza star lì a guardare ai risvolti morali e politici. Insomma, un novello Ghino di Tacco, che più che brigante ha deciso di essere brigante e mezzo.

Di Mimmo Mirarchi

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13 Giugno 2022