TOLTO IL SEGRETO SULLA “RETE DEI PUTINIANI” SI SCOPRE LA MONTATURA GIORNALISTICA

DI ENNIO REMONDINO

 

Il capo governativo delle spie desecreta la presunta ‘rete dei putiniani’ raccontata dal Corriere della sera.
«Ognuno di noi ha una storia e un credibilità. Certe insinuazioni rischiano di essere lesive della storia di chi cerca di servire il Paese»: l’irritazione di Franco Gabrielli, sottosegretario con delega ai servizi segreti è senza freni di convenienza. E colpisce duro. Nel documento allora riservato con nomi e foto di una sorta di ‘rete di putiniani’, poco meno che traditori, c’erano solo due dei nove nomi finiti sul «Corriere». «Nessuno è oggetto di investigazione o di monitoraggio. C’è stata una mano solerte. Nulla rimarrà impunito», promette Gabrielli.
Il Corriere però fa sapere che il documento diffuso dal governo è solo una sintesi e che oggi renderà conto del documento completo.

Tolto il segreto la ‘rete dei putiniani’ si disfa

Non era bastata la forte sementita del governo sul presunto dossier dei servizi su chi dissente dalla politica italiana del governo nella crisi Ucraina. Ed ecco la decisione risolutiva: rendere pubblico il «famigerato report», peraltro classificato come «Riservato», cioè a basso livello di segretezza. «Il minimo sindacale», ironizza Andrea Colombo sul Manifesto. «Per dimostrare che non c’è nessuna Spectre, nessun Grande Fratello, nessuna schedatura». Solo una «attività di ricognizione su fonti aperte», che resta sempre una discutibile iniziativa più da polizia politica che da intelligence di sicurezza interna. Comunque il documento reso ufficialmente noto non accusa nessuno e non svela nessuna trama.

Tra Covid e disinformazione

Positivo al Covid, il sottosegretario ai servizi segreti si collega da casa, ma il virus non lo ammorbidisce. Spiega che il testo di 7 pagine «compendia l’attività di uno ‘specifico tavolo creato nel 2019’, coordinato dal Dis, con Aise, Aisi, ufficio del Consigliere militare del premier, ministeri di Esteri, Interno, Difesa, dipartimento dell’Editoria di Palazzo Chigi, Mise, Agenzia per la cybersicurezza e Agcom». Una specie di accademia pletorica di dietrologia applicata.

Più scandaloso quello che non c’è

«L’elemento sorprendente e scandaloso non è quel che c’è ma quel che invece non c’è. Non ci sono sette dei nove nomi pubblicati dal Corriere della Sera sotto il sobrio titolo: ‘La rete di Putin in Italia’. Con tanto di foto», sempre l’ironia severa di Colombo. «Il report in realtà non dice nulla di meno che ovvio: l’appoggio di Putin a Marine Le Pen, le critiche a Draghi, il Cremlino che ‘tenta di inquinare il dibattito ricorrendo a informazioni e prodotti audiovisivi artefatti o decontestualizzati’».

La notizia vera rovesciata

Altra distrazione del Corriere della sera sull’ormai famoso ‘report ballerino’, l’affermazione di «un forte rallentamento nell’attività di disinformazione russa». Nel deprecato documento ci sono sei nomi, «nessuno dei quali è oggetto di investigazione o monitoraggio», precisa il sottosegretario. «Due di questi, l’economista e pubblicista Alberto Fazolo e il freelance Giorgio Bianchi, figuravano anche nella lista del quotidiano di via Solferino. Ma sono citati solo in riferimento a circostanze specifiche», puntualizza l’ex capo della polizia.

Caccia alle streghe voluta da chi?

Come gli altri sette nomi siano finiti in una vera e propria lista nera, diffusa col massimo del clamore dal principale quotidiano italiano, sfugge alle competenze di Gabrielli e riguarda caso mai caso l’Ordine dei giornalisti , e, se ci saranno querele, alcune già preannunciate, dei tribunali. Per Gabrielli e per il governo era importante assicurare che quei nomi i sbattuti in prima pagina non era ‘cosa loro’. «Non ci sono giornalisti e men che meno politici monitorati, con l’insinuazione che un parlamentare, Vito Petrocelli, fosse oggetto di monitoraggio». Forse nomi ripescati da qualche altro report o fonte non dichiarata, e quale?

La fonte della fuga del report ufficiale

La fonte della fuga di notizie, area intelligence e non commissione parlamentare. «Nulla rimarrà impunito. Lo dobbiamo al Paese. Il documento non è sceso dal cielo nelle mani dei giornalisti. La stessa tempistica dimostra che c’è stata una mano solerte», promette un incattivito Gabrielli. In discussione la trovata dei stessa dei «tavoli sulla disinformazione», con quella pletora autorità partecipanti.

Né Spectre né Grande Fratello all’italiana

La cosa importante per Gabrielli è smentire l’accusa di dossieraggio sugli 007 italiani e dintorni. «Non esiste un Grande Fratello in Italia, una Spectre -insiste il sottosegretario a palazzo Chigi-. Nessuno vuole investigare sulle opinioni delle persone. Si riesumano tempi e circostanze che ci eravamo lasciati alle spalle». Il documento al centro delle polemiche è stato declassificato in data 10 giugno e consegnato alla stampa. Si era deciso di tenerlo riservato per «salvaguardare le persone citate», ma il clamore provocato dall’inchiesta ha convinto il governo a renderlo pubblico.

Il tavolo sulla disinformazione

«Ora l’Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica dovrà decidere il destino del ‘tavolo sulla disinformazione’ coordinato dal Dis». L’anticipazione di un funerale burocratico. E una caccia aperta a ‘Gola profonda’. «Il fatto stesso che un documento classificato sia stato diffuso è una cosa gravissima e nulla rimarrà impunito». Caccia alla ‘gola profonda’, come è giusto, ma anche riflessione seria sul ruolo che sta assumendo in Italia un’informazione che si fa o diventa spesso strumento di bassa tifoseria e propaganda.
Il Corriere, dopo giorni di silenzio, sostiene che il documento diffuso da Gabrielli sarebbe solo una sintesi «e che oggi renderà conto del documento completo».

Una promessa non mantenuta

Secondo le due autrici (tra di loro una vicedirettrice del quotidiano di via Solferino), il bollettino desecretato, nome in codice «Hybrid Bulletin», sarebbe solo uno di quattro documenti, da cui i nomi dei ‘sospettati’ mancanti. Qualche velina tra servizi segreti o presunti tali mai arrivata come documento al governo. «Una campagna di mail bombing, durata circa due settimane», ci viene detto ora. ‘Mail bombing’ senza sicura, maneggiate con malizia o troppa disinvoltura, la nostra modestissima opinione che un po’ di giornalismo abbiamo praticato.

AVEVAMO DETTO

Caccia ai ‘putiniani’: inciampo del Corriere, rabbia Copasir, spie infedeli

L’esecrazione educata e assieme più dura, quella di Vincenzo Vita, ex parlamentare di un Pd che oggi sul tema Ucraina appare spesso in confusione. «La lista (presunta, ovviamente) dei cosiddetti influencer e opinionisti di fede putiniana che rimarrà negli almanacchi come un incubo da evitare».«La storia è preoccupante ed è un’avvisaglia del clima che incombe … Leggi tuttoCaccia ai ‘putiniani’: inc

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11 Giugno 2022