UNA PASSEGGIATA NELLA “LIBERA INFORMAZIONE ITALIANA”

DI GIANCARLO SELMI

 

Secondo Mentana e l’ospite fisso della sua maratona pomeridiana, la variante senza capelli di Dylan Dog (dà quella strana sensazione che ti spinge a grattarti le “parti basse”), il tipo affascinante che parla come un libro stampato e quando finisce di parlare guarda a sinistra, poi a destra e poi in alto, “i russofoni ucraini non sono da considerare russofili”.
Affermazione impegnativa. Liquidata da Orsi, uno dei più importanti ed autorevoli storici italiani, cattedra all’Università di Torino, come una delle più grandi stronzate mai dette. Ho approfondito e, dall’esame di una decina di fonti storiche, il risultato è incontrovertibile: è una sontuosa stronzata, ha ragione Orsi.
E, d’altra parte, qualche domanda su ‘sto cacchio di Donbass ce la dobbiamo fare, prima o poi, è necessario.
Per non offendere la nostra intelligenza e per capire, finalmente, che cosa sia ‘sta cacchio di Ucraina, perché a sentire mentina e Dylan Dog, non esiste paese più monolitico dell’Ucraina. Mentre a leggere importantissimi storici, l’Ucraina è un coacervo di etnie, origini, ideologie mai unite, tanto che qualcuno, anni fa l’ha definita “una delle nazioni inventate”. Dove c’è una differenza fondamentale fra ucraini del centro-nord (Kiev e Leopoli) ed ucraini del sud (quelli russofoni del Donbass) fra i quali non è mai corso buon sangue. Perché la notizia che quel paese sia immerso in una guerra civile dal 2014, non si può dare, nessuno lo deve sapere.
Inoltre, credo che vada chiarito definitivamente un mistero: cosa facciano e chi ammazzino le armi che diamo agli ucraini, visto che, secondo Mentana and co., i civili li ammazzino solo i russi.
Gli ucraini invece, sono armati fino ai denti di armi che ammazzano solo soldati nemici. I proiettili, le bombe che adesso piovono nel Donbass quasi interamente occupato dai russi, quando trovano un civile nella traiettoria, si fermano, aspettano che il civile passi, si scusano e poi continuano il loro percorso.
Continuando in punta di logica, gli abitanti del Donbass che, secondo i report dell’OSCE, delle organizzazioni che difendono i diritti umani, delle Nazioni Unite, venivano torturati, ammazzati, fatti sparire, mutilati, attaccati agli alberi e abusati, amano alla follia i loro torturatori e odiano i russi. Curioso vero?
Mettere i carri armati ed i missili antiaerei nei piazzali dei condomini e sulle terrazze dei condomini (basta guardare le immagini delle carcasse nei piazzali in mezzo ai palazzi distrutti, per rifletterci sopra), significa voler evitare la morte dei civili, vero?
E poi, i militari ucraini del centro nord del paese, visceralmente anti russi, improvvisamente amano le popolazioni del Donbass e sono disponibili a dare la vita per difenderli dall’aggressore russo, dopo averli bombardati e vessati per 8 anni. Strano vero?
Della storia dello scambio di prigionieri, che ha visto restituiti ai russi 50 soldati con le dita e i genitali tagliati, denunciata dalla delegazione russa all’Onu, documentata da immagini, perché nessuno parla? Perché Mentana manda in onda gli spezzoni della trasmissione russa “60 minuti” che più gli convengono ed organici al suo racconto, trascurandone altri “scomodi”?
Le immagini sulla raccolta dei civili dell’Azovstal, perché non vengono mandate in onda?
Perché si mandano in onda solo le interviste di Bucha e non quelle di Mariupol?
Perché non esistono immagini sulla riapertura delle scuole in Donbass?
Sui tatuaggi dei soldati dell’Azov con Hitler, croci celtiche, svastiche e compagnie cantanti, documentati dai russi?
Siamo così sicuri che il nostro sistema informativo sia tanto meglio di quello russo? Perché, scusate, a me non sembra.
Capisco che l’intento di fare odiare Putin insieme a qualunque cosa sia russo o venga dalla Russia, sia diventato un’appendice di questa guerra ed una vera e propria ossessione.
Non ho mai avuto, contrariamente a molti antiputiniani dell’ultima ora, apprezzamento per l’autocrate russo, però andando avanti di questo passo, me lo faranno diventare simpatico.
Quello a cui stiamo assistendo è uno sconcio.
Solidarietà al popolo ucraino ed al popolo russo, vittime di un folle, di uno scorre*gione e di un guitto.
Solidarietà al popolo italiano ed a quelli europei, vittime, rispettivamente, di una divina lucertola e dell’inconsistenza.