ULTIME DAL PIANETA ITALIA. GLI AUTOCRATI CATTIVI E QUELLI BUONI

DI GIANCARLO SELMI

 

Mentre Putin viene definito “autocrate” ed il Parlamento russo una “scatola vuota”, da noi succedono cose.
Viene licenziato dal Consiglio dei Ministri un provvedimento, da fare approvare dal Parlamento, chiamato “decreto concorrenza”. Il CdM lo approva e, nel frattempo, il Consiglio di Stato emette una sentenza che pone a gara, dall’inizio del 2025, le concessioni balneari. Palazzo Chigi, quindi don lucertola, non ci pensa due volte e, alterando il testo del testo licenziato da CdM, introduce l’obbligo della gara per le concessioni balneari da subito. Ovviamente in splendida autonomia.
Qualcuno, giustamente, non ci sta ed esprime contrarietà ad un vero e proprio colpo di mano, esercitato dal rettile preferito da quelli con i soldi che, senza essersi consultato con nessuno, introduce un tema così delicato per decine di migliaia di persone, nel corpo complessivo di un provvedimento dalla cui approvazione dipende il versamento delle prossime rate del Recovery Plan.
L’uomo lucertola reagisce piccato con la solita litania: “fate come dico io o me ne vado”, prontamente difeso da giornali e televisioni fiancheggianti: “ma come si permettono”, “se se ne andasse lui, torneremo al disastro di un anno fa”, detto da un Guccini, goffini o qualcosa di simile, nel salotto della gaia “merlina”, dove sono situati i migliori “ricaricatori” delle ghiandole salivari dei migliori “slinguazzatori” italiani.
Domanda: dando per certo che Putin sia un “autocrate”, in che cosa si differenzia il disprezzo del Parlamento e della Costituzione che dimostra il tipo con lingua biforcuta e saettante?
È possibile trattare un tema delicato com’è quello delle concessioni balneari, che coinvolge migliaia di imprese familiari e decine di migliaia di lavoratori, ipso facto, a colpi di decreto senza alcuna sensibilità per i risvolti sociali che la decisione causerebbe? E, soprattutto, con una decisione da autocrate vero, escludendo il necessario dibattito parlamentare?
Che piaccia o no al mangiatore d’insetti, l’Italia è una Repubblica Parlamentare e in Parlamento siedono i rappresentanti di quelle imprese familiari che il decreto intende defenestrare. Il settore balneare necessita di una profonda riforma, di un adeguamento delle tasse di concessione, ma non di gare al massimo rialzo che eliminerebbero le imprese familiari e consegnerebbero i litorali italiani a fondi d’investimento e grandi imprese francesi, americane o tedesche.
E c’era il tempo per farla, visto che la sentenza del Consiglio di Stato dà tempo fino al 31/12/2024.
Cambiare le carte del provvedimento approvato dal CdM, con l’aumento dei suoi tempi di approvazione ed i rischi connessi per il PNRR, è stato un errore del dragone ed un ulteriore dimostrazione di inadeguatezza, dilettantismo, arroganza e spregio per le istituzioni costituzionali, dello stesso don lucertola. Smetta di piagnucolare, accompagnato da salivazioni giornalistiche ormai francamente intollerabili.
E, se volesse imitare Putin e fare l’autocrate, lo faccia a casa sua.
Adesso basta!
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