BRASILE A RISCHIO MODELLO TRUMP (DENUNCIA BROGLI FUTURI). L’ESERCITO CON BOLSONARO?

DI ENNIO REMONDINO

 

Il modello è esattamente la commedia inscenata da Trump due anni fa, con qualche preoccupane differenza di democraticità nei vertici militari del Paese. Elezioni di ottobre e già adesso Il presidente si scaglia contro il voto elettronico per rinnegare l’attesa sconfitta, ci preavverte Claudia Fanti sul Manifesto.

Preallarme al mondo

«È uno dei temi più presenti nel dibattito politico brasiliano: l’eventualità – per molti una certezza – che, alle elezioni presidenziali del 2 ottobre, Bolsonaro non accetti altro risultato che non sia la propria, peraltro improbabile, rielezione. Se c’è un dubbio al riguardo, è semmai sui tempi della sua offensiva golpista, se cioè prima o dopo le elezioni, e sul ruolo che giocheranno le forze armate».

Il voto di carta

Aveva tentato di introdurre l’obbligo di voto cartaceo nell’enorme Paese ma era stato bloccato dal voto dalla Camera dei deputati già ad agosto del 2021. Obiettivo successivo, comunque, intorbidire le acque elettorali, e tenere la sua base militante e violenza mobilitata e pronta a intervenire. Il bis del film già visto con Capitol Hill a Washington, col rischio di un finale molto più tragico.

Militari figli di tanti golpe

In soccorso di Bolsonaro sono ora venuti anche i militari, «mai tanto protagonisti sulla scena brasiliana dalla fine della dittatura» – segnala Claudia Fanti- a cui il presidente propone addirittura di affidare una verifica parallela del voto. Ed è scattato subito l’allarme rosso sulla tenuta democratica del paese.
Che le forze militari stessero assumendo un più marcato ruolo politico, arrogandosi il diritto di intervenire in caso di crisi tra i poteri o di convulsione sociale, era chiaro già nel 2018, quando, alla vigilia dell’arresto di Lula, il generale Eduardo Villas Bôas non aveva esitato a minacciare l’intervento delle forze armate nel caso di una sentenza della Corte Suprema favorevole all’ex presidente.

“Purtroppo il generale era rimasto in carica invece che finire in carcere”.

11 militari dal governo in caserma?

E a lanciare l’allarme era stata l’anno scorso anche Dilma Rousseff, mettendo in guardia dall’errore di «supporre che sarà facile togliere 11mila militari dal governo e farli tornare in caserma», avverte l’ex presidente Dilma Rouseff. Sarebbero “solo” 6mila per il Tribunal de Contas da União del 2021, sposando le critiche di Bolsonaro al sistema di voto elettronico che pure lo ha condotto alla guida del paese.
Non è servito nemmeno che il Tribunale superiore elettorale (Tse), guidato da Edson Fachin, abbia creato una Commissione di trasparenza elettorale con la partecipazione, oltre che del congresso e di diverse organizzazioni della società civile, anche delle forze armate, alle quali è stato così riconosciuto il diritto di pronunciarsi sulle elezioni.

I ‘pre golpisti’ in campo

E i pronunciamenti, da parte dei militari vicini a Bolsonaro, sono risultati praticamente ininterrotti, addirittura 88 critiche su presunte fragilità del voto elettronico, «tutte in linea con il verbo bolsonarista, confutate dal Tse in 700 pagine di risposta».
Ma i militari allineati al presidente post fascista, rassicurato i vertici militari ufficiali, non avrebbero la forza di realizzare una rottura istituzionale. «Tanto più che, stando a un sondaggio di Datafolha, è l’82% della popolazione a confidare sulla bontà del voto elettronico: 13 punti in più che nel dicembre del 2020».

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AVEVAMO DETTO

Da:
18 Maggio 2022