L’UCRAINA, LA VITTORIA E I NUOVI STANLIO E OLLIO

DI PAOLO DI MIZIO

 

Ursula Von der Leyen ha detto che l’Ucraina vincerà la guerra. Se non fosse che c’è un piccolo particolare: quel che dice la capa della Commissione europea conta come il due di picche. La Von der Leyen è il megafono di idee altrui. La sua statura si è rivelata molto modesta, priva di qualunque originalità, e oggi capisco i giudizi dei miei amici tedeschi quando fu eletta: in sostanza, dicevano, è un pupazzo in mano alla ventriloqua Merkel.

Uscita di scena la Cancelliera, Ursula fa una bella coppia con Charles Michel, presidente del Consiglio europeo. Sembrano Stanlio e Ollio in chiave moderna: litigano per una poltrona accanto a Erdogan; Ursula va da sola a Kiev e gigioneggia con Zelensky; l’altro, geloso, corre in Ucraina e promette missili, bombe e l’ira di Dio. Sarebbero buffi se non ci fosse la guerra.

L’idea che Kiev possa “vincere” è l’eco a pappagallo di quanto dice Washington. Nel pensiero americano non significa che l’Ucraina ricaccerà l’armata russa oltre i confini e tornerà padrona di Donbass e Crimea. Significa che la guerra sarà protratta fino a far collassare la Russia sul piano economico.

Ma non è detto che vada così: l’America spesso sbaglia i conti, vedasi Corea, Vietnam, Iran, Venezuela, ecc. Putin, se messo spalle al muro, potrebbe usare la carta atomica. Ma prima ancora, a mio avviso, la Cina – sapendo che dopo la Russia sarà lei la preda della Nato – non lascerà che l’Orso siberiano sia sgozzato. Xi Jinping, oggi molto cauto, a settembre sarà incoronato presidente a vita e allora non avrà più remore a gettare tutto il peso cinese sulla scena, con esiti che oggi sono imprevedibili.