IL DOTTOR STRANAMORE

DI MARIO PIAZZA

 

Ieri Giorgio Cremaschi si è scontrato verbalmente con Marco Minniti, e in linea teorica non ci sarebbe nulla di strano.
Il compagno Giorgio, ex sindacalista d’assalto ed ex portavoce di Potere al Popolo, può orgogliosamente definirsi un estremista di sinistra. Dall’altra parte c’è Marco Minniti, ex ministro di quel PD che nel corso degli anni ha rinnegato qualsiasi parentela col partito dei lavoratori per collocarsi saldamente nel centralismo democratico che appartenne alla dissolta Democrazia Cristiana, una gamba in chiesa e l’altra in Confindustria, una mano sui diritti civili e l’altra nelle casse delle banche.
Ho scritto “in linea teorica” perché Minniti, già tristemente famoso come ideologo e finanziatore dei campi di concentramento libici, non sosteneva le posizioni di quella borghesia ZTL che foraggia il suo partito di voti e quattrini ma che di guerre non vorrebbe sentir parlare.
Il prode Minniti inneggiava alla guerra con la foga di un esaltato. Roba da far tremare il balcone di piazza Venezia, da far impallidire George Bush Jr e la sua portaerei di “Mission Accomplished”, da far morire d’invidia i più accesi guerrafondai della destra fascista.
Quando Cremaschi gli ha semplicemente chiesto se fosse disposto a difendere l’Ucraina fino al conflitto nucleare Minniti ha strabuzzato gli occhi, il volto si è fatto violaceo e la voce stridula. Sembrava uscito da “Il dottor Stranamore”, me lo sono visto a cavalcioni della bomba lanciata su Mosca mentre agita il suo cappello da cow boy.
Ve lo ricordate il titolo completo del film?
“Il dottor Stranamore – Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba”
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