MA NOI NON POSSIAMO…

DI ANTONELLA PAVASILI

 

Mara ha i capelli riccioluti e arruffati, li porta raccolti in cima alla testa e fissati con una matita colorata.
Sta seduta al tavolo e disegna.
L’espressione assorta, la fronte leggermente corrucciata.
La sua mano destra scivola veloce sul foglio, traccia segni precisi, torna indietro, ripassa, ricalca, poi si allunga in una linea morbida e perfetta.
E dal foglio intonso emerge piano piano una figura perfetta, una donna che indossa un abito meraviglioso.
Guardo ammirata, estasiata.
Guarda anche la mamma e scuote la testa.
“E’ un peccato, un peccato davvero…”
Mi dice che ha finito lo scorso anno il liceo artistico, che era la migliore della classe e che avrebbe voluto studiare in un prestigioso istituto al Nord dove formano i migliori stilisti.
“Ma noi non possiamo permettercelo. Ed è stato terribile doverglielo dire, dover distruggere i suoi sogni. Ma noi non possiamo davvero. Lavora solo mio marito e non lo pagano regolarmente, il mutuo, le bollette, la sorella che ancora deve finire la scuola. Ma lei ha capito, e in fondo non ce lo ha nemmeno chiesto. Ci ha solo detto che sarebbe stato il suo sogno. Ma noi non possiamo, non possiamo davvero. E allora lei ha trovato un lavoretto part time come commessa in un negozio di abbigliamento e dice che le piace, che sta un po’ dentro il suo sogno. Così aiuta un po’ in casa, si paga le sue spese e può comprare il materiale che le serve per disegnare. E disegna, disegna sempre. Ma per noi è un dolore enorme, una sconfitta…”
Scuote leggermente la testa, guarda la figlia con gli occhi pieni d’amore e si asciuga furtivamente gli occhi.
Mara ha appena finito il suo disegno.
Alza il capo, prende il foglio, lo solleva, lo rimira e gli occhi le si illuminano.
Me lo mostra.
“Ti piace?”
“E’ un incanto, stupendo…”
Lei sorride, e sembra davvero felice.
Guarda il telefono, consulta l’ora.
E’ tardissimo, deve scappare, oggi ha il turno di pomeriggio.
Sistema con cura le sue cose, si sofferma sul disegno, lo fotografa, lo guarda un’altra volta e me lo porge.
“Te lo regalo, se ti fa piacere…”
La mamma la guarda un po’ stupita, Mara non regala mai i suoi disegni.
Prendo il foglio e lo accarezzo con un dito.
Non le dico nemmeno grazie.
La abbraccio brevemente e borbotto “Và che è tardi…”
Lei capisce.
Afferra lo zainetto, tira via la matita dai ricci, e si avvia leggera.
Leggera, sì.
Come chi ai suoi sogni non ha affatto rinunciato e li coltiva, li annaffia, li cura e se ne nutre.
E’ giovanissima Mara, e dei suoi sogni vive.
Nell’aria rimane il suo profumo.
Muschio bianco.
Leggero, fresco, tenero.
Come lei.
E rimane anche il rimpianto della sua mamma e di quel “Non possiamo…” che le spacca il cuore.
“Non possiamo, noi non possiamo permettercelo…”
E penso a quanto ingiusto possa essere questo mondo sbrindellato, quanto dispiacere in certi genitori, quanto amaro senso di sconfitta.
Tra le mie mani il disegno di Mara.
Lo osservo con più attenzione.
La donna disegnata somiglia a mamma sua, è bellissima, piena di luce e sorride.
La guardo, le sorrido.
“Ma quale sconfitta? Avete fatto un capolavoro…”
E ne sono veramente convinta.
“Non possiamo…” non conta nulla.
Conta tutto l’amore che siete riusciti a darle…
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La foto è di Marcello Santalco.
Un sogno a colori.
Potrebbe essere un primo piano raffigurante rosa e natura