“I PARTIGIANI CHE CI LIBERARONO NON ERANO INDIFFERENTI COME MELONI E SALVINI”

DI ANTONELLO  SETTE

Onorevole Emanuele Fiano, che 25 aprile è stato?

E’ il 25 aprile che dobbiamo perpetuare sempre

. E’ una festa, perché festeggiamo il ritorno dell’Italia alla libertà, dopo venti anni di fascismo, la guerra e l’occupazione nazifascista. E’ una festa, perché liberarono un Paese, che era schiavo di un’oppressione. E festeggiamo dei ragazzi, di età media molto bassa, che ci hanno insegnato come nella vita, anche quando in ballo c’è la tua personale esistenza e il rischio probabilissimo di morire, tu puoi scegliere una parte. Si chiamano partigiani, perché avevano scelto la parte della libertà e della democrazia contro l’oppressione nazifascista. E’ un insegnamento per tutti noi. E’ il contrario dell’indifferenza, dell’ignavia e della passività rispetto alla storia. E’ un insegnamento morale, su cui si è poggiata la nostra carta costituzionale, ovvero l’ossatura del contratto che regola tutti noi cittadini. Tutto questo è perenne. Non cambia da un anno all’altro.

Quest’anno la celebrazione del 25 aprile coincide con una contingenza drammatica, quale è l’attacco della Russia alla integrità dell’Ucraina e alla libertà del suo popolo…

Quest’anno abbiamo una guerra in corso a pochissime ore di distanza da noi. Una guerra drammatica, fra un aggressore, la Russia, e un aggredito, l’Ucraina. Una guerra fra un Paese non democratico, come la Russia, e un altro, l’Ucraina, che si è data elezioni libere e regolari. Una guerra, in cui noi sappiamo da che parte bisogna stare. Dalla parte dell’aggredito. Io penso che nella storia nulla si ripeta tale e quale. Penso, quindi, che sia sbagliato chiamare gli ucraini partigiani, perché lì c’è un esercito regolare che sta resistendo, oltre ai volontari civili e, purtroppo, al famigerato battaglione Azov di ispirazione neonazista. E’ una condizione diversa, ma è sicuramente in corso una resistenza a difesa del proprio Paese. Quindi, come hanno detto in tanti, a partire da Liliana Segre, non si può non pensare che a poca distanza da noi c’è qualcuno che resiste per difendere la propria libertà. Noi, comunque, oggi festeggiamo un fatto storico specifico e tutto italiano, che ci rende orgogliosi. Un evento glorioso che ci serve per leggere le trame della storia, anche nei nostri giorni.

C’è chi, come Giorgia Meloni e Matteo Salvini, il 25 aprile lo ha completamente ignorato. Hanno taciuto o parlato d’altro. Sono rimasti a casa. Che cosa pensa di questa porzione d’Italia che al 25 aprile è quantomeno indifferente?

Provo la stessa sensazione di sempre. Penso che sbaglino. E gravemente. Perché la libertà non ha colore. I partigiani non erano tutti comunisti. Fra di loro c’erano cattolici, monarchici, liberali e repubblicani. C’è di più. La lotta partigiana permise la costruzione di un Comitato di liberazione nazionale, in cui erano tutti insieme. Era quello lo spirito di quel tempo. Erano, fianco a fianco, tutti coloro che si opponevano a una dittatura feroce e assassina e all’occupazione ancora più feroce dei nazisti. Quell’Italia, che ci liberò dai nazifascisti, consente oggi l’indifferenza colpevole, l’ignavia colpevole e il silenzio colpevole di Meloni e Salvini. Pensare di attribuire un significato solo di sinistra alla liberazione dal fascismo è un errore. Quella era la lotta fra la libertà e la dittatura fascista e mussoliniana. Non era la lotta di un partito. Era la lotta di una parte. Era la lotta fra chi stava dalla parte della libertà e chi dalla arte di chi la libertà voleva uccidere. Non ci sono ragioni che giustifichino l’indifferenza rispetto a questa data. Alla data della riconquista della nostra libertà. Loro vogliono stare dalla parte dell’indifferenza. Facciamo pure. La stragrande maggioranza degli italiani indifferente non lo è. E non lo sarà mai.

di Antonello Sette (SprayNews)