LA MIMOSA DI GIOVANNI…

DI ANTONELLA PAVASILI

 

Domenica di Carnevale, qualche settimana fa.
L’ultima volta che abbiamo pranzato insieme a casa di Claudio e Manu.
Le Rose avevano fatto i maccheroni e il sugo e Manu aveva preparato le chiacchiere e le fraviole.
Giovanni, come sempre, era seduto accanto a Claudio.
E, come sempre, chiacchierava e sorrideva.
Quanto amava chiacchierare Giovanni!
Con tutti e di tutto.
Gli piaceva confrontarsi, dire la sua, ascoltare le opinioni degli altri.
E durante i pranzi in famiglia non smetteva un attimo.
Sereno, con gli occhi che brillavano guardando i nipotini, si godeva quei momenti di famiglia con la gioia di un bambino.
Poi, dopo pranzo, andava nella vicina campagna.
Raccoglieva arance e mandarini e ce li offriva come fossero il cibo più pregiato, con l’orgoglio di chi quei frutti li coltiva con amore.
Quell’ultima domenica, oltre alle arance e ai mandarini, è tornato con le braccia piene di rami di mimosa.
Li ha divisi in mazzetti dandoli a tutte noi e dicendo, con lo sguardo fiero e il tono scherzoso, che erano un anticipo per la festa delle donne.
Non avrei mai pensato che sarebbe stata l’ultima gentilezza di Giovanni.
Perché Giovanni era veramente gentile, buono, umile.
Un uomo d’altri tempi fatto di famiglia, lavoro e semplicità.
Uno di quei pezzi di umanità ormai rari, esemplari in via d’estinzione.
Sempre con la moglie e i figli.
Sempre sorridente e capace di godere fino in fondo dei piccoli piaceri della vita.
A volte, quando cominciava a parlare, mi faceva pensare a mio papà che era il suo interlocutore preferito.
E mi sembrava di vederli insieme seduti davanti al camino a chiacchierare.
E immagino che faranno così anche lassù.
Parleranno di tutto, si confronteranno e di tanto in tanto guarderanno quaggiù.
E i loro occhi brilleranno.
Della pace e del sereno riposo degli uomini giusti.
Buon viaggio Giovanni…quando arriverai lassù, tra una chiacchiera e l’altra, non dimenticare di salutarmi mio papà.