GUERRA E PACE

DI GIANFRANCO MICALI

 

Prima che Vladimir Putin invadesse l’Ucraina, per mia colpevole ignoranza, non sapevo nulla di Volodymyr Zelenski. Da giorni sono stato invece informato, oltre che da giornali e tv, dalle persone più disparate.
L’ex collaboratrice domestica, militante da sempre in Rifondazione comunista, ignara del fatto che Vauro l’aveva preceduta, si è affrettata a farmi sapere che il presidente ucraino possedeva una villa da 4 milioni di euro a Forte dei Marmi, e poi mi ha aggiunto, en passant: “Mi è antipatico, e poi lo sa che comanda brigate neonaziste ?”. Lei,però, non gli rimproverava la sua resistenza e la sua voglia di combattere.
Un caro amico, al quale sono affezionato e che ho sempre molto stimato per la sua intelligenza e preparazione culturale e politica, antico repubblicano lamalfiano, era invece particolarmente indignato proprio per il fatto che Volodymyr non si era subito arreso a Vladimir. “Io sono per la pace e contro la guerra e in questo modo non si conteranno più i morti”, esplicitava. Ah, anche lui mi rivelava indignato la presenza tra gli ucraini, del battaglione neonazista Azov.  Inutile ribattere che una pantegana rimane una pantegana e, come il mondo sta vedendo, non influisce sulle connotazioni di un coraggioso popolo disposto a tutto per conservare la libertà.
Nelle more del piccolo dibattuto non è servito sottolineare che anche Chamberlain aveva invocato la pace, con l’esito che tutti conosciamo. “Bisogna lasciar perdere la storia, viviamo tempi diversi. Restiamo nell’attualità”.
Infine, poi, a Piazza pulita su la 7 due professori universitari con ragionamenti arzigogolati, e per me incomprensibili, sostenevano tesi simili, che non sono affatto dispiaciute a Marco Travaglio, tanto da farle sue nell’editoriale del Fatto Quotidiano.
Ora devo precisare che io sono sempre pieno di dubbi, e prontissimo ad accettare idee diverse; eppure, in questo caso, non una di queste persone è riuscita ad instillare in me la minima titubanza. E questo nonostante la mia sorpresa di ritrovarmi in improvvisa sintonia con personaggi pubblici dai quali divergevo sistematicamente.
Il mio spartiacque è giustificare in qualsiasi modo, anche sottinteso, l’uso della violenza. Come si faccia a dire che quando uno(Paese o individuo) grande e grosso aggredisce, quello debba immediatamente arrendersi, e che nessuno possa cercare di aiutarlo, è per me fonte di mistero.
“Alla Gandhi”, mi è stato spiegato dall’amico che non gradiva i riferimenti storici e aveva forse anche scordato gulag, Siberia, veleni e leggi speciali e altre invasioni, nelle quali sono incappati in troppi, a cominciare da Navalny, per rammentare Litvanenko e Poliktovskaya, e non dimenticando la la tragica sorte delle città cecene e siriane.
p.s. Tutto questo, non ignorando le colpe di USA e NATO(Vietnam, Serbia, Iraq, ecc.) fino all’eccessivo allargamento della sfera di influenza in Europa, ma per le quali molti di noi, comprese le persone di cui sopra, si sono giustamente indignate.