“SALVINI IN POLONIA? UNO SPOT CHE GLI SI E’ RITORTO CONTRO”

DI ANTONELLO SETTE

 

Mimmo Lucano, ha visto il video in cui Matteo Salvini viene contestato da Wojciech Bakun, Sindaco di Przemysl, città polacca vicino al confine con l’Ucraina, che gli sbatte in faccia una maglietta con l’effigie del suo amico Vladimir Putin?

Sì l’ho visto e, a dispetto del dramma atroce di una guerra, che sta provocando migliaia di morti e sofferenze indicibili, mi è venuto da ridere. Quando uno fa qualcosa che non corrisponde a quello che prova dentro di sé, alla lunga la verità viene fuori. Ho sempre avuto la percezione che ci troviamo di fronte a una commedia e a un cartellone di propaganda, che di volta in volta si rinnovano e si adeguano per raggiungere l’obiettivo del consenso politico. E’ la strategia del potere. Poi arriva il giorno, in cui tutto questo viene smascherato.

Sta dicendo che Salvini è stato contestato perché nella veste del buon samaritano non era credibile?

Sì, mi sono chiesto che ci facesse lì una persona che ha sempre indirizzato la sua propaganda politica esattamente nella direzione opposta. Mi faceva sorridere sentir pronunciare parole di fraternità, di solidarietà e di uguaglianza dalla stessa persona, che non voleva far sbarcare i migranti e che, per spiegarne i motivi della sua decisione, si faceva intervistare mentre stava beatamente mangiando. Salvini uno e trino, perché il soccorritore del popolo aggredito è la stessa persona, che aveva individuato in Putin la personalità politica di imprescindibile riferimento. E dietro di lui, nello stesso scompartimento, si era accomodata tutta la destra italiana. Oggi cercano di disinnescare a livello mediatico una compromissione, di cui fiutano il pericolo. Cercano solo di ribaltare la realtà.

Salvini ha sbandierato la netta distinzione, che separa i profughi veri, quelli della guerra in Ucraina, dai migranti, che arrivano in Italia dall’Africa per delinquere…

E’ la dimostrazione che la sensibilità umana non c’entra. Il razzismo è come una malattia, che viene buona per la propaganda politica e la ricerca del consenso. Se tu segui l’istinto del tuo essere uomo fra gli uomini, in un’unica dimensione, non ti accorgi del diverso colore della pelle, non ti chiedi da che cosa ciascuno è fuggito. Li accogli. L’altro giorno, al Villaggio Globale di Riace, che ancora continua una mission, che non ha niente a che vedere con la descrizione distorta, che ne è stata fatta e, tantomeno, con la mia vicenda giudiziaria, è arrivata una famiglia nigeriana, composta da marito, moglie e tre bambini. Mentre le parlo, i bambini stanno giocando, felici di aver trovato qui una casa. L’accoglienza è una spinta che nasce da un moto dell’anima e non conosce né ideologie, né pregiudizi.

di Antonello Sette (SprayNews)