COMINCIO AD AVERE PAURA

DI GIANCARLO SELMI

 

Il quotidiano debenedettiano “Domani” si fa delle domande. Giuste. Ieri nella trasmissione di Floris, un sontuoso Di Battista, insieme ad un lucidissimo Cacciari ed a un insolitamente preciso Fassino (con qualche momento “solitamente” ondivago, ma ci accontentiamo, la perfezione non esiste), si facevano delle domande. Giuste. La platea dei “filoputiniani” per decisione altrui, non propria, pare si stia allargando.
E per i nuovi guerrafondai, perfino la ragionevolezza diventa filoputiniana. Cacciari ieri ha definito questi giudici implacabili, questi definitori eccellenti, questi assegnatori di patente filoputiniana, con un aggettivo: imbecilli. Sono d’accordo.
Il pensiero unico non ammette dubbi o ragioni. Non ammette neppure la domanda, secondo me fondamentale, ch’è la seguente: dove siamo disposti a giungere? Molti si domandano dove è disposto ad arrivare Putin, io quella domanda la ribalto: dove NOI siamo disposti ad arrivare? I russi chiedono sostanzialmente tre cose: neutralità dell’Ucraina in costituzione; riconoscimento della Crimea; riconoscimento delle repubbliche del Donbass. Queste tre cose farebbero cessare le ostilità in tre secondi, lo ha detto il portavoce di Putin.
Le reazioni sono state: Zelensky apre parzialmente e poi dichiara di volere la “no fly zone” che, se la ottenesse, sarebbe il preludio alla terza guerra mondiale. Biden invece di preparare il negoziato, rilancia. Gli americani tutto vogliono meno che la pace, incuranti del fatto che ad essere nella mer*a siamo noi ed il popolo ucraino.
Stamattina giungono a noi le dichiarazioni cinesi, dichiarazioni durissime nei confronti degli USA e della NATO e che aumentano le cattive sensazioni. Lo scenario che si sta prefigurando pare essere sempre più quello di una guerra globale.
Dove siamo disposti NOI ad arrivare? La pretesa di Zelensky di entrare nella NATO, vale il rischio di una guerra mondiale e, forse, nucleare? Vale il rischio del dissolvimento della nostra già traballante economia? La nostra fedeltà agli americani, dev’essere mantenuta ad ogni costo?
Diventano sempre di più e con sempre maggiore aggressività, i guerrafondai. Quelli che vogliono la pelle di Putin, quelli che l’Ucraina deve resistere. Nella trasmissione della Merlino, un indiavolato Caprarica, travolto da un orgasmo bellicista, dà del coniglio, codardo ed amante di Putin, all’interlocutore reo di aver dichiarato la sua speranza in un negoziato e la paura dell’escalation del conflitto.
Piena solidarietà al popolo ucraino e condanna di Putin, accompagnate dalla ragionevolezza e dalla contezza che questo conflitto, se non si fermasse in tempo, potrebbe essere l’ultimo dell’umanità. Dopo sì, ci sarà pace, tanta pace e Putin, insieme a tutti noi, sarà implacabilmente punito. O forse no. Lui, insieme ai maggiorenti della NATO ed a tutti i responsabili di questa assurda guerra, si salveranno protetti dai bunker antiatomici. Noi comuni mortali non ci salveremo, ma l’Ucraina, che forse non esisterà più, aderirà alla NATO e ciò che rimarrà di Caprarica, i suoi resti, saranno contenti.