“CARO DRAGHI, MA QUALE CARBONE! ANCHE L’ENEL E’ PER L’ENERGIA RINNOVABILE”

DI ANTONELLO SETTE

 

Pecoraro Scanio, con la scusa tragica della guerra, si vuole tornare al paleolitico. Anche il premier Draghi ha invocato la riutilizzazione del carbone. Altro che riconversione ecologica, con annesso ministero! …

Se è per questo, anche il presidente di Confindustria ha detto che bisogna allentare gli ambientali. Una considerazione incomprensibile, visto che l’indipendenza energetica dell’Italia dipende dalle rinnovabili, che sono gratuite come il vento, e dall’efficienza delle misure volte a ridurre i consumi. I numeri sono eloquenti. Le case, che hanno fatto gli interventi di efficienza energetica, consumano l’ottanta pe cento in meno di gas. Le bollette di queste case non sono aumentate a dismisura, come le altre, ma visibilmente diminuite. Questo discorso vale naturalmente anche per le aziende. Oltretutto, da questo punto di vista, siamo un Paese avanzato, che esporta tecnologie per l’efficienza energetica e che ha, al suo interno, aziende leader mondiali nella produzione di energia rinnovabile, come l’Enel.

Aziende controcorrente?

Il paradosso è che queste aziende fanno parte integrante di Confindustria. Quindi, forse il Presidente Carlo Bonomi, prima di auspicare rallentamenti ambientali, dovrebbe sentire “Elettricità Futura”, l’organizzazione di Confindustria, che nei giorni scorsi ha proposto lo stanziamento di 85 miliardi di euro, prevedendo, quindi, l’utilizzo di fondi propri, senza ricorrere al Pnrr. Parliamo di imprenditori, e non di prenditori, che con quegli ottantacinque miliardi di fondi non pubblici si ripropongono di produrre in tre anni sessanta giga di energia rinnovabile. Alla luce di tutto questo, mi sembra tutta una pazzia. Come si fa, con queste prospettive, a parlare, Presidente del Consiglio in testa, di carbone e del passato remoto?

Stiamo giocando con il fuoco?

Il rischio è grande, ma più grande è l’occasione che la crisi energetica ci offre. Enel può fare oggi con l’energia rinnovabile quello che fece all’epoca l’Eni di Enrico Mattei, per renderci, ora come allora, liberi dalla dipendenza russa.

di Antonello Sette (SprayNews)