LA VASECTOMIA È GREEN

DI ELISA BENZONI


La vasectomia come sistema di controllo delle nascite green: a scriverlo Vanity Fair lo scorso mese. Diversi studiosi e diverse ricerche convergono nel definire la vasectomia come uno dei modi per ridurre l’impatto ambientale.
Gli studi hanno messo in connessione la natalità e l’ambiente, definendo la vasectomia una delle possibili soluzioni. Lo scorso anno la Yale-NUS College di Singapore, ha analizzato le implicazioni della scelta “eco-riproduttiva” in un’indagine dettagliata su 600 persone tra i 27 ei 45 anni, preoccupate per la crisi climatica. Di queste, il 96% temeva che i propri figli avrebbero lottato per sopravvivere agli scenari climatici peggiori, mentre il 60% era preoccupato per l’impronta di carbonio della potenziale prole.
La crescita demografica, incriminata durante l’intero Novecento, diventa oggi inquinamento.
Fior di organizzazioni hanno dibattuto sulla necessità di essere di meno, definendo le strade di procreazione consapevole, il tutto per salvarsi dalla temuta sovrappopolazione. E oggi che di figli ne facciamo troppo pochi, almeno nell’opulento occidente e per questo c’è un allarme generale (non solo nel nostro paese), il richiamarsi un vantaggio ambientale, proprio nell’occidente, fa discutere oltre che sorridere.
È singolare come in questa parola siano contenute teorie, atteggiamenti sociali e ideologie politiche. La demografia degli anni Ottanta era un modo per valorizzare le scelte consapevoli, contro la logica del figlio come bene a prescindere (volendo tacere sul figlio “dono di Dio”). La vasectomia climatica rafforza, da un certo punto di vista, questa considerazione, aggiungendone un’altra che ha comunque dello scandaloso: la vita dell’uomo – e non il modo con cui l’uomo si comporta – come il principale nemico dell’esistenza del pianeta.
La vita come intrinseca nemica della vita stessa in un contesto ideologico che muta, rimanendo comunque ideologico. Inesistente la solidarietà di specie.