FONDI PNRR, IL FUORIONDA DI FONTANA E SALA CONTRO IL SUD

DI RAFFAELE VESCERA

 

Uno scambio di battute fuori onda, registrato da La Presse, tra il governatore lombardo Attilio Fontana e il sindaco di Milano Beppe Sala, l’uno leghista e l’altro para-piddino, se da una parte evidenzia l’incapacità della tanto decantata efficienza meneghina di elaborare progetti finanziabili dal piano europeo, dall’altra manifesta il loro invidioso livore contro il Sud che qualche progetto, come a Napoli per i trasporti, riesce a far passare, battendo Milano, come raccontato ieri dal quotidiano Il Mattino.
Al termine della conferenza stampa di presentazione dell’accordo fra A2A e Politecnico, Fontana, rivolto a Sala, dice: “Caro Beppe, è un casino il PNRR e noi mettiamo a terra un cazzo, ci dobbiamo fare più furbi e fare più sistema tra tutti”. E Sala risponde: “Io sono preoccupato del fatto che tutto Sud, Sud, Sud”.
Lo scorno per i due esponenti del Partito Unico del Nord, i quali dicevano che avrebbero intascato i soldi del PNRR non spesi dal Sud, è grande. Quanta protervia in costoro che, pur di origini meridionali, come denunciano il cognome Sala, diffuso in Capitanata, di lontana provenienza saracena, Salah, per via degli arabi lì portati da re Federico II, e Fontana diffuso in Campania, si mettono di traverso allo sviluppo della loro terra d’origine, già ampiamente impoverita da 160 anni di politica antimeridionale dello Stato. Una politica di disuguaglianza vergognosa che ha lasciato il Sud senza le infrastrutture necessarie allo sviluppo, pur largamente profuse al Nord.
Divario che il Sud potrebbe in parte recuperare grazie ai 200 miliardi stanziati dall’Europa con il PNRR, con le indicazioni di spenderne il 70% per il recupero del gap infrastrutturale e sociale dei territori, gap in larga parte presente nel Mezzogiorno. Indicazioni già ampiamente ignorate dal governo “dei migliori” che, dal 70 dovuto, ha ridotto al 40% nominale la quota spettante al Sud. Un 40%, con successivi inganni, poi ridotto al solito 25% spettante ai 20 milioni di cittadini meridionali, che pur sono il 34% della popolazione italiana. Ulteriore riduzione al 25% già avvenuta sui fondi per la ricerca alle università, come denunciato dal giornalista Marco Esposito, giorni fa sul Mattino. Riduzione che, siamone certi, il PUN non mancherà di fare nelle altre voci di spesa.
Dare battaglia per affermare i propri diritti, è un diritto-dovere sacrosanto per il Sud.