POLITICA? NO, GUERRA PER BANDE, IL CENTRODESTRA SI SPACCA, IL M5S ANCHE, E IL SUD HA IL MAL D’ITALIA

DI RAFFAELE VESCERA

 

Il romanzo Quirinale, concluso con la rielezione di Mattarella, ma solo in vista della staffetta del prossimo anno con il superdotato (dalla finanza internazionale) Draghi, fra reciproche accuse di slealtà tra partiti dello stesso schieramento e tra diverse correnti degli stessi partiti, ha evidenziato, semmai ve ne fosse stato bisogno, il livello di degrado della politica italiana. Unita sì nell’accrescere le disuguaglianze sociali, a danno dei più poveri, più di tutto al Sud, e priva di contenuti necessari al benessere pubblico ma divisa in una guerra per bande sulla gestione del potere.
La Meloni decide di ballare da sola, come è giusto che sia per un impresentabile partito d’estrema destra, nostalgico del funesto fascismo, che solo in Italia trova alleanze con il Centro, che centro è solo d’affari. Il capo della Lega (Nord) Salvini, noto per l’ardore antimeridionale, si fa predicatore del nuovo schieramento di centro, con Forza Italia e i suoi epigoni, Toti, Calenda e altri arroganti amici dei poteri forti, quali il Renzi, toscano fumoso.
Tutti attivissimi nel diniego del diritto di uguaglianza dei cittadini e nel sottrarre al Sud quanto gli spetta, in termini di investimenti per infrastrutture, lavoro, servizi sociali, una sottrazione di 70 miliardi l’anno, pari a 3.500 euro scippati a ciascuno dei 20 milioni di cittadini meridionali.
Furto storico cui, oltre l’autonomia regionale differenziata, si aggiunge quello dei fondi europei del Pnrr, duecento miliardi, dei quali il 70% destinato, secondo le indicazioni UE, per ridurre il divario del Sud, ma dall’italico governo allegramente dirottati in gran parte al Nord. Ultimo, ma non ultimo, lo scippo denunciato ieri su Il Mattino, dal giornalista Marco Esposito, riguardo i fondi del Pnrr per la ricerca universitaria che, dal “garantito 40%” a detta della ministrella per il Sud Carfagna, si riduce al 29%, con la modifica di ben tre regole in sette giorni, cui, ne siamo certi, seguiranno altre che faranno abbassare ulteriormente la percentuale dovuta.
Il tutto, non senza la complicità del centrosinistra, con il Pd ormai partito “padano” a tutti gli effetti, e il M5s ben avviato sulla mala strada, pur avendo il pugliese Conte a suo capo e il campano Di Maio suo vice. Il primo distintosi nell’affermare che è ora di smetterla di pensare al Sud: bisogna pur pensare al Nord. Il secondo, da me intervistato a suo tempo sulla questione meridionale determinata dalle discriminazioni che il Sud subisce, se ne uscì con la serafica affermazione che “non gli risultava che vi fosse una questione meridionale”. Ora Conte e Di Maio si dividono sulla strategia minacciando una possibile scissione del Movimento, sì ma su quali contenuti politici non è d’uopo sapere.
In questo inguardabile avanspettacolo, recitato da politici ignoranti nel bene e corrotti nel male, manca la presenza di una forza politica schierata dalla parte degli ultimi, come recitava un tempo il M5s, ora schierato con “i migliori”. Ultimi in stragrande maggioranza residenti nelle regioni meridionali, ridotte a colonia interna dello Stato italiano, grazie al braccio “legale”, il ceto politico meridionale asservito, e a quello criminale, la mafia.
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ps. l’immagine de “il grande inganno” è tratta da un post di Luigi De Magistris
Potrebbe essere un'immagine raffigurante 7 persone e il seguente testo "Draghismo eliberismo IL GRANDE INGANNO"