“CASSESE? GARANTISMO A PARTE, SAREBBE UN OTTIMO PRESIDENTE”

DI ANTONELLO SETTE

 

Cacciari le elezioni presidenziali assomigliano sempre più a un reality fra confessionali segreti e relazioni incrociate…

Purtroppo, però, non è uno spettacolino televisivo. E’ la situazione della politica e delle istituzioni in questo Paese. E’ qualcosa di drammatico.

I partiti che figura stanno facendo?

E’ ormai anche impossibile parlare di partiti. Il concetto di partito implica una cultura e una qualche strategia. Qui anche le distinzioni fra di loro si stanno liquidando sulla base di tatticismi, convenienze e opportunismi. E’ ormai difficile determinare i confini di un partito rispetto all’altro. Mi pare evidente che siamo in una situazione perfettamente liquida. Basta vedere il Governo, in vista delle elezioni presidenziali. E’ tutto in uno stato liquido-gassoso.

Sabino Cassese, un giurista di alto profilo, ultragarantista e nello stesso tempo particolarmente attento alla sfera dei diritti civili e sociali, può essere la soluzione che mette tutti d’accordo per il Quirinale?

A parte il fatto il fatto che sul garantismo di Cassese nell’ultimo periodo vanno stesi veli pietosi, sarebbe sicuramente un nome culturalmente di grande rilievo. Non so se esiste una qualche possibilità di andare in quella direzione. Dubito che Salvini e la destra possano accettare un’indicazione di questo genere. Certo, rispetto ad altri nomi che si sentono, quello di Cassese sarebbe di grande prestigio.

Si era mai vista nella storia della Repubblica un’elezione presidenziale che intreccia in un unico puzzle Quirinale e Palazzo Chigi?

E’ la grande novità e la grande difficoltà. Per la prima volta, piaccia o non piaccia, le due cose sono strettamente collegate perché, se non risolvono unitariamente la questione del Quirinale, non possono andare avanti. Per quanto abbiamo uno scarso senso del pudore, se non si accordano per il Quirinale, si apre una crisi di governo e le elezioni dovranno essere anticipate. Un’eventualità, che nessun parlamentare si augura. Questo è l’inghippo. Per la prima volta le due cose sono strettissimamente, indisgiungibilmente, collegate.

C’è il rischio di un Presidente della Repubblica sotto tutela?

Non necessariamente. Se si mettono d’accordo sul Presidente della Repubblica, il Governo può continuare in una forma o nell’altra. Certo è che, se dovessero scegliere Draghi come Presidente della Repubblica, la questione del governo si aprirebbe comunque. Tuttavia, è probabile che, se dovessero eleggerlo tutti insieme appassionatamente, trovino contestualmente una soluzione anche per Palazzo Chigi. E’ questo l’inghippo in cui si trovano ed è inevitabile perché è un Governo impresentabile. Mai nella storia delle democrazie europee c’è stato un Governo pervaso da simili dissonanze. Mai e poi mai. Anche le coalizioni tedesche non hanno nulla a cdano he vedere con questo casino. Sarebbe come se in Germania ci fossero maggioranze allargate che vadano dagli ex comunisti ai fascisti. Mai in una democrazia abbiamo visto un governo formato da forze così divaricate. E’ un gabinetto di guerra, ma, è questo il casino, non stiamo in guerra. E’ semplicemente una situazione di stallo e di impotenza della nostra democrazia rappresentativa. E’ una questione di debolezza interna e di destrutturazione del sistema politico. E’ la crisi radicale della nostra democrazia.

Conserva la speranza di uno sbocco quantomeno dignitoso?

La questione non è sperare o non sperare. Qualsiasi cosa accada in Italia, conta ormai molto poco.

di Antonello Sette (SprayNews)