PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA E L’ITALICO BISOGNO DI CESARE, SU DRAGHI

DI LIDANO GRASSUCCI

 

Esiste un male latino, un male che unisce i popoli eredi di Roma (italiani, francesi, spagnoli, portoghesi, romeni) il cesarismo. L’amore per il capo, il bisogno di capo di uno che come Cesare si prende sulla spalle Roma la salva e la fa più grande di prima. Ai latini non piace Bruto e la sua ostinazione per la res pubblica, la sua difesa del Senato. Ai latini piace l’uomo che la provvidenza provvede a dare: Napoleone, Cesare, Franco, De Gaulle, Mussolini, Berlusconi, Renzi.

Lo cercano lo bramano quanto irridono la democrazia, i suoi riti, e la sua precarietà. Quanto trovano in Cesare, fosse pure Cesaretto o Cesarione lo vorrebbero come il sale in ogni piatto.

Ora è tempo di Mario Draghi che era “indispensabile” come capo del governo, ma anche come capo dello Stato, poi come capo della polizia municipale. Dove è lui c’è l’indispensabilità.

Draghi assume l’onere della emergenza di governo che è economica e sanitaria, poi anche l’emergenza della Repubblica in toto.

Ma possibile che di 60 milioni di cristiani solo uno buono ne abbiamo?

Ho amato, per vicinanza politico-culturale, Pertini e Saragat uomini che contribuirono a salvare questa Patria dalla barbarie, mettendo in gioco la vita non furono mai presidenti del consiglio, non si considerarono mai “unici” perché erano dentro una comunità e da uomini di parte, mai rinnegandola, si fecero capaci di “servire” tutti.

Erano figli di passione politica non di tecnica economica.

Draghi è bravo, ma non è unico infatti il presidente della repubblica dovrebbe (e credo sarà) un altro.

 

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