DUE PESI, DUE MISURE

DI MARIO PIAZZA

 

Stamattina avevo in mente di scrivere una specie di elogio funebre per Beppe Grillo partendo dal pimpante Robespierre del Vaffa-day per arrivare all’accusa di “traffico di influenze”, quasi che favorire gli amici e gli amici degli amici incassandone in un modo o nell’altro i benefici non fosse la principale attività di quasi tutti i politici italiani.
Beh, ragionandoci sopra ho cambiato idea e il necrologio è diventato una difesa.
Forse occorre essere un magistrato per capire la differenza tra un senatore lobbista che arrotonda il già cospicuo stipendio pagato da noi promuovendo addirittura uno stato estero totalitario a fronte di ricchi compensi e un capopopolo in disarmo che, pare, per molto meno ha dato una mano a una società di navigazione già ampiamente sorretta dalle finanze statali.
Io che magistrato non sono non mi preoccupo della regolarità fiscale delle laute prebende, noto invece come il primo abbia capitalizzato una carica pubblica mentre il secondo si è costruito una rendita di posizione con le sue sole forze e che quindi da privato cittadino ha tutto il diritto di autodistruggersi come meglio crede.
Due pesi e due misure, sembra proprio che la magistratura e l’editoria italiana non siano capaci di fare altro.