E ADESSO PARLO IO (DOPO UN SILENZIO VOLUTO)

DI ADOLFO MOLLICHELLI

 

INSIGNE:

nella vicenda contrattuale ho trovato fuori luogo soltanto la firma apposta tenendo con la mano destra la penna d’oro, immagino, ed ai piedi le ciabatte della camera d’albergo.

Era inevitabile che decidesse di lasciare il Pappone con tanto di naso, perché lo strappo è con lui e solo con lui. Troppe le divergenze (eufemismo) maturate nel tempo, dallo schiaffo di Allan al rampollo della dinastia (“‘e figli so’ piezze ‘e core”, anche quando…vabbè lasciamo perdere) alla sommossina (piccola sommossa) per i premi partita della Champions. Non è un caso che la ferma decisione di andare via sia stata presa sotto la gestione di Spalletti, specialista nel mettere all’angolo i figli adottati calcisticamente dalle città in cui vivono e così dopo il Pupone, Lorenzo il magnifico, un altro indizio e sarà prova certa.

Insigne mancherà, e come se mancherà, al Napoli. Dibattito antico: fuoriclasse, campione, sopravvalutato? Il mio verdetto è questo: un fior di giocatore dotato di una tecnica non comune. I suoi numeri – gol, assist e varie – potete leggerli su Wikipedia. Determinante nel successo dell’Italia agli Europei.

JUVE-NAPOLI:

i soliti affetti dalla sindrome di Calimero (a Napoli abbondano, anche tra gli addetti ai lavori) ad insinuare che Insigne fino alla fine del campionato penserà soltanto a preservare i preziosi arti bassi. La smentita è arrivata allo Stadium, contro la Madama una prestazione doc. Proprio un artista del passaggio, (come lo è Insigne) è l’elemento che manca alla Juve, colui che indirizza il pallone nei tempi e nei modi giusti, i cosiddetti cioccolatini che chi è vicino alla porta avversaria deve solo scartare e gustare.

Il Napoli decimato ha lasciato alla goffa squadra del Max una quindicina di minuti di “sfrennesiata” e poi nulla più, padrone del campo, elegante nella fluidità della manovra. Molto probabilmente, con il pari conquistato a Torino, il Napoli di Aurelio Primo s’è assicurato il quarto posto almeno che vuol dire Champions: onori, gloria e soldoni. Ma per chi? Ah! saperlo. In verità, lo so.

Al di là delle ambasce economiche determinate dal covid (ma è mal comune e quindi mezzo gaudio), il Presidentissimo avrebbe il dovere di aggiungere altri pezzi pregiati alla gioielleria che è già in casa (meno Insigne) per tentare di andare avanti il più possibile in Europa e per candidarsi apertamente alla lotta per lo scudetto.

NOTA STONATA: i cori beceri contro Kean da parte dei sostenitori della squadra azzurra. Finché non si arriverà a rispettare gli avversari il mondo del nostro calcio resterà sempre sottosviluppato.