IL COVID, IL CAMPIONE E L’UOMO: IL CASO DI DJOKOVIC E LA SINDROME DEL MARCHESE DEL GRILLO

DI LIDANO GRASSUCCI

 

 

“Io sono io e voi non siete un cazzo” cita testualmente il Marchese del Grillo Adriano Panatta nel commentare l’esenzione di Djokovic dalla vaccinazione anticovid in vista degli Australian open. Adriano Panatta infatti è un campione ed un uomo.

Perché se esiste una prepotenza delle maggioranze esiste anche una offensiva arroganza delle minoranze. Il campione di tennis serbo si sente esentato dalla umana solidarietà a combattere il virus del covid attraverso la vaccinazione. Non vaccinarsi è nel suo diritto. La pelle è la sua e se la rischia come vuole, ma se deve rispondere a un evento collettivo che ha delle regole è suo umano dovere rispettarle.

La libertà di non vaccinarsi è sacra se vivi da solo su Marte, ma se stai su questa Terra insieme agli altri la tua libertà finisce nel rischio di fare loro male. Pretendere poi che le regole siano cancellate in ragione del talento, offende quel talento.

Il tennista serbo chiuso in casa a disquisire con il suo specchio di filosofia non troverà alcuno che gli chiederà certificati vaccinali, ma se vuole andare in giro, giocare con gli altri, fare vita sociale, deve socialmente fare ciò che hanno il dovere di fare tutti, evitare di far male.

Solo ieri e solo in Italia sono morte quasi 260 persone per il covid. Davanti a queste morti ogni libertà che ne procura altre è semplicemente criminale. Nessuno ha la libertà di uccidere e anche su quella di uccidersi c’è qualche dubbio.

Se poi il Signore o la Natura ti ha donato il talento, hai il dovere (e non il diritto) ad essere generoso. Djokovic non è generoso e quindi non è un campione ma un mediocre uomo.