LA DONNA CULLATA DA UNA SEDIA A SDRAIO

DI LIDANO GRASSUCCI

 

 

Una sdraio, un mare, le ombre di muri perfetti. La donna non si vede ma esiste, la donna non c’è essendoci. Quanto è vero questo mare e questo cielo, così incombenti. Lei è una donna dal fascino evidente con gambe così lunghe che ci puoi viaggiare, ma non c’è. Non c’è avvolta, nascosta, dal telo dello sdraio che pare una culla in cui tornare.

Salsedine e ombre, muri pulitissimi come se l’artificio di mano umana fosse senza forma di fattura come il cielo, il mare e tutto è ombra. Esattamente come il suo pensare. Lei immagina come chi guarda la immagina immaginare. Pensa ad un uomo che certo non arriverà per mare, mare che ha per “cancello” il pulitissimo muro, certo non arriverà per cielo così pulito che lei certo non lo sta a guardare.

Verrà per immaginare invece, per ricordo di quel ragazzo che ora sarà uomo fatto che gli disse: hai gambe per volare. Lei capisce ora quello che allora le parse una strana idea peer una che sapeva camminare. Il quadro pensa, senza sbavature, ogni cosa al suo posto, ogni posto è una cosa tranne quel solitario pensare di una donna che ha per culla una sedia a sdraio, per tetto la pelle al sole.

Fotografia di un pensiero che non si vede ma si legge come si fa con il negativo della stessa fotografia. Dimenticavo, si capisce con evidenza che finirà con un bacio, ma a chi non è scritto, perché invece sì.

Quadro di Darek Grabus