CHI NON PUO’ FARE A MENO DI DRAGHI?

DI GIANCARLO SELMI
Forse è proprio vero, di Draghi qualcuno non può fare a meno. Il problema è capire chi. Però, riflettendo bene e analizzando l’opera di Sua Esagerosità, la risposta al quesito diventa perfino facile.
Non può fare a meno di lui chi spera in una società ancora meno solidale. Chi spera di mantenere vecchi privilegi, anzi rafforzarli. Non può fare a meno di lui la casta, la vecchia politica. Non possono fare a meno di lui i Renzi, i Calenda, neppure i Berlusconi. Non può fare a meno di lui Confindustria, i padroni, gli Elkann, chi pensa che una società più giusta sia pericolosa per la conservazione del loro status. I rappresentanti del neoliberismo più bieco, della finanza rapace. Non possono fare a meno di lui i detentori della ricchezza, gli accumulatori, gli speculatori, i faccendieri, i furbetti di ogni ordine e grado. Sperano in una sua lunga vita i massoni.
Noi, i comuni mortali, possiamo farne a meno, anzi ne avremmo fatto volentieri a meno. Noi non avremmo voluto fare a meno di Conte, ma noi non contiamo nulla. Non contano nulla i disabili, i lavoratori sottopagati, gli sfruttati, i poveri, i pensionati al minimo, gli ultimi. Chi aspetta giustizia sociale e giustizia uguale per tutti. Chi non si rassegna all’attuale riedizione del feudalesimo.
Nessuno di loro ha più rappresentanza, se non un avvocato venuto dal nulla però poco disposto, nel suo passaggio da Palazzo Chigi, a fare compromessi. E per questo rimosso da chi ha l’abitudine al potere, intimità e frequentazione con i poteri forti ed occulti. Il peggior presidente del Consiglio della storia Repubblicana, reggente del peggior governo di sempre.
Oggi Brunetta ha tagliato il bonus per gli infermieri istituito da Conte; il dragone non ha detto una parola su una tragedia che ha preteso un dazio di nove vite, anzi dieci (un bimbo morto nel grembo della madre).
E così insieme alla speranza, ai bonus che aiutavano famiglie e poveri; insieme ai più basilari princìpi di solidarietà ed alla utopia di una più equa distribuzione della ricchezza; insieme a 200 milioni previsti ed accantonati da Conte per i disabili; insieme ad un tentativo di assicurare a tutti i cittadini una giustizia giusta e, finalmente, uguale per tutti, se ne vanno per merito di questo governo e del suo presidente, la gratitudine per gli operatori della sanità ed il riconoscimento degli immani sforzi e sacrifici a cui si sono sottoposti in questi ultimi due anni. Se ne va perfino l’umana consuetudine di una doverosa partecipazione se non emozionale, almeno ufficiale, ad una immane tragedia.
Possiamo fare a meno di quella brutta persona, degli interessi e delle brutte persone che rappresenta. Anzi, desideriamo farne a meno.